da Milano
La Federal Reserve ripropone lo stesso copione usato negli ultimi tre mesi, lasciando invariati i tassi al 5,25% come ampiamente previsto. Presa ieri con lormai consueta opposizione del presidente della Fed di Richmond, Jeffrey Lacker, favorevole a un rialzo del costo del denaro, la decisione è destinata ad alimentare il dibattito sullevoluzione della politica monetaria Usa. La stessa banca guidata da Ben Bernanke ha spiegato nel comunicato diffuso al termine del Fomc (il braccio operativo dellistituto di Washington), che le prossime mosse dipenderanno dallandamento della crescita economica e dallinflazione. Nonostante il forte calo subìto dalle quotazioni del petrolio, scese dal picco di luglio di 78,40 dollari il barile fino agli attuali 61 dollari, la Fed vede ancora «rischi di inflazione», dal momento che le rilevazioni effettuate nelle ultime sei settimane sul dato core (quello che esclude alimentari ed energia) hanno indicato livelli «elevati» a causa dellalto grado di utilizzo degli impianti. Eppure, in base ai dati degli ultimi tre mesi, il core index è al 2,4% annuo, quindi non così distante da quel 2% che anche per la Fed costituisce la soglia di tolleranza. «Le pressioni inflazionistiche si modereranno nel tempo con tutta probabilità», aggiunge infatti la Banca centrale americana. Secondo la quale leconomia si sta muovendo «a un ritmo moderato» in seguito al rallentamento subìto dal mercato immobiliare.
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