La ripresa delleconomia, almeno negli Stati Uniti, è già una realtà. Lo dice la fonte forse più autorevole, la Federal Reserve, che ha comunicato il miglioramento delle proprie stime economiche. Anche se il 2009 si chiuderà con una contrazione del Pil tra l1% e l1,5%, dice la Banca centrale americana, il secondo semestre dellanno già dovrebbe mostrare un ritorno, seppur «lento» alla crescita. Crescita che si consoliderà nei prossimi anni: tra il 2,1 e il 3,3% nel 2010 e tra il 3,8 e il 4,6% nel 2011.
Dati dunque che dicono chiaramente che il peggio è alle spalle, anche se mitigati dalla previsione di una disoccupazione oltre il 10% questanno e dalla considerazione, espressa da numerosi membri dellistituto, secondo cui lo stato delleconomia è ancora «debole e vulnerabile».
Le indicazione della Fed arrivano a rafforzare un clima di ottimismo che già da alcuni giorni si respirava tra gli investitori internazionali. Le trimestrali societarie americane, entrate nel vivo questa settimana e attese come un test fondamentale della capacità di reazione delleconomia a stelle e strisce (e di conseguenza di quella globale), non stanno affatto deludendo le aspettative.
La risposta delle Borse è stata chiara. Da lunedì New York ha recuperato circa sei punti percentuali. Lo stesso lEuropa, con ottimo andamento per Milano: +8,5%, tra lunedì e mercoledì. Ad alimentare il flusso positivo di notizie, dopo la trimestrale di Goldman Sachs di martedì, è stato il colosso tecnologico californiano Intel. Lazienda prevede una robusta ripresa del mercato mondiale dei microchip, supportata dagli ordinativi già in atto da parte dei produttori di personal computer, in vista dellincremento della domanda nella seconda metà dellanno. Al di là del settore tecnologico ciò che conta è toccare con mano la fiducia crescente dei big dellindustria in una ripartenza delleconomia nei prossimi mesi.
Altro segnale importante, non a caso, è stato quella del settore manifatturiero. Nellarea di New York, hanno mostrato i dati di ieri, la contrazione prospettica rilevata per il mese di luglio è stata la più blanda da oltre un anno.
Certo, questa crisi ci ha abituato a veloci mutamenti di prospettiva e altrettanto rapidi cambi di direzione delle Borse. Altre trimestrali, Jp Morgan, Google, Ibm, Bank of America, Citigroup e General Electric, ci diranno se magari quelli visti finora non siano soltanto buoni, ma isolati, dati societari. Non dimentichiamo che, secondo molti operatori, gli utili di Wall Street scenderanno ancora di oltre il 30% nel trimestre appena concluso, addirittura più di quanto visto nella prima parte dellanno.
Ma intanto, come dire, la Fed ha messo un punto fermo nella dibattito. E per ora, alle Borse sembra sufficiente per intravedere la fine della grande crisi.
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