La Federal Reserve fa volare le Borse

Il Beige Book conferma la frenata della crescita e lancia un nuovo allarme: i consumatori non spendono

La Federal Reserve fa volare le Borse

da Milano

Adesso sono tutti sicuri. Via i dubbi, cancellate le ansie, rimosse le paure: nelle Borse si torna a comprare. Perché ormai è certo, la Federal Reserve, l’11 dicembre, taglierà ancora i tassi. C’è un’economia sempre più zoppicante da sorreggere, via via debilitata dal virus subprime, dalla crisi del credito e dall’incendio dei prezzi petroliferi. Ben Bernanke non potrà far altro che alleggerire il costo del denaro, dicono i mercati, dove ieri un rapido passa-parola ha contagiato tanto gli investitori europei, quanto quelli statunitensi.
I listini del Vecchio continente hanno così indossato i vestiti dell’euforia: dopo tanto dimagrire, la capitalizzazione ha riacquistato d’un colpo 231 miliardi di euro, grazie a progressi superiori al 2% ovunque (più 2,72% Londra, la migliore, mentre Milano ha guadagnato il 2,06%). Un coro rialzista come non si sentiva da quattro anni e mezzo. Perfino i titoli bancari - i più bastonati dalle vendite negli ultimi tempi - hanno potuto respirare. E Wall Street, già ben intonata da martedì grazie all’accordo raggiunto su Citigroup, ha continuato a correre fino alla fine della seduta (più 2,55 il Dow Jones, più 3,18 il Nasdaq).
Non poteva andare diversamente. Non dopo l’intervento con cui il numero due della Fed, Donald Khon, ha spiegato come un ulteriore periodo di turbolenza dei mercati finanziari potrebbe portare a un restringimento delle condizioni finanziarie per famiglie e imprese, con conseguenze negative per la crescita. Per il vice di Ben Bernanke, questo scenario richiede «una politica flessibile e pragmatica» da parte della banca centrale Usa. Una frase inequivocabile per i mercati, da interpretare unicamente come un invito a procedere a un’ulteriore riduzione dei tassi.
Se conferma ci doveva essere, questa è arrivata qualche ora più tardi con la diffusione del Beige Book, il documento con cui ogni sei settimane l’istituto di Washington «fotografa» la situazione congiunturale. Ebbene, la Fed mette nero su bianco le condizioni di un’economia che «cresce a passo ridotto». Già si sapeva. Non a caso, la scorsa settimana, la banca ha rivisto al ribasso le stime di espansione 2008. C’è però una nota d’allarme inedita: è la «maggiore prudenza da parte dei consumatori», dai quali dipendono i due terzi circa del Pil. Una sottolineatura particolarmente avvertita con l’avvio del periodo natalizio. «I rapporti sulla spesa retail puntano in generale verso il basso - si legge nel Beige Book -. La maggior parte dei dettaglianti ha reso noto di prevedere una stagione di shopping natalizio debole, con piccoli guadagni».
Indicazioni poco incoraggianti.

Meglio il contenzioso mai chiuso con l’inflazione, vista «stabile» nella parte core (al netto di alimentari ed energia), mentre la debolezza del dollaro e la corsa delle quotazioni petrolifere esercitano una «pressione significativa sui prezzi del prodotti e dei servizi che dipendono da queste materie prime».
Insomma: il quadro sembra favorevole a un taglio di un altro quarto di punto dei tassi. I mercati ci scommettono, ma prima dell’appuntamento dell’11 dicembre le cose potrebbero ancora cambiare.

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