Federalismo fiscale, via libera alla bicamerale

Federalismo fiscale, via libera alla bicamerale

RomaOltre due ore a Palazzo Grazioli per mettere a punto l’agenda di governo del dopo G8. Tanto è durata la consueta cena del lunedì tra Berlusconi e i vertici della Lega, questa volta riuniti non ad Arcore ma a via del Plebiscito fino a mezzanotte.
Al centro dell’incontro i prossimi passi del federalismo fiscale, approvato lo scorso 30 aprile e ora alla prova dei decreti attuativi che di fatto dovranno dare contenuto a quella che al momento è soprattutto una legge quadro. Un passaggio delicato nel quale il governo è intenzionato a coinvolgere quanto più possibile l’opposizione, in particolare il Pd che nei due voti sul provvedimento ha deciso di astenersi. Per questo a cena si affronta il nodo delle due commissioni che dovranno occuparsi nei prossimi mesi di dare corpo e contenuto al federalismo fiscale: una tecnica e una bicamerale squisitamente politica. La prima - trenta membri nominati dal ministero dell’Economia, da quello delle Riforme e dagli Enti locali - dovrebbe costituirsi entro la prossima settimana e si occuperà della armonizzazione degli standard di spesa e di bilancio, in modo che possa essere possibile avere un criterio comune di valutazione della spesa su tutto il territorio nazionale. La seconda - 15 deputati e 15 senatori - avrà invece il compito di entrare nel merito politico dei decreti attuativi e dovrebbe avere il via libera entro tre o quattro settimane, comunque prima dell’estate.
Due commissioni che secondo Bossi potrebbero avere il ruolo chiave di recuperare quel dialogo con l’opposizione che manca da tempo. E che potrebbero dare più di un grattacapo al Pd che, in piena campagna precongressuale, si ritroverà a confrontarsi con la maggioranza su un tema tanto delicato.
Partita ancora aperta per la nomina dei presidenti: quello della commissione tecnica dipende dal ministro dell’Economia, quello della bicamerale dai presidenti di Camera e Senato. Ed è anche in funzione di quest’ultimo che Tremonti prenderà una decisione sul primo, perché l’intenzione di Calderoli - e del governo - è quella di non avere due nomi troppo vicini alla maggioranza che, spiega uno dei partecipanti alla riunione, «ne depotenzierebbero l’azione». Anche per questo, tra gli altri si è fatto il nome di Bassanini, ex ministro della Funzione pubblica con Prodi, D’Alema e Amato.
Un modo, insomma, per rilanciare l’azione di governo - Berlusconi ha ribadito l’intenzione di avere dei faccia a faccia individuali con tutti i ministri - e cercare di rilanciare un confronto con l’opposizione. Che ieri ha incassato con soddisfazione il rinvio a dopo l’estate del ddl intercettazioni, già approvato alla Camera e ora in agenda al Senato.

«Una scelta saggia», spiega la capogruppo del Pd Finocchiaro. «Un modo - dice il presidente dei senatori della Lega Bricolo - per stemperare gli animi». E provare a riallacciare il confronto tra maggioranza e opposizione.

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