Federalismo, la Lega accerchiata da An e Forza Italia

Domani primo Consiglio dei ministri dopo le vacanze: il Carroccio vuole chiudere la «sua» riforma per avere più autonomia. Ma gli alleati frenano

nostro inviato a Porto Rotondo
Si ricomincia domani, quando a Palazzo Chigi si riunirà il Consiglio dei ministri, il primo dopo la pausa estiva. In agenda, però, a differenza di quanto auspicato dalla Lega dall’inizio di luglio non ci sarà il disegno di legge sul federalismo fiscale. Segno evidente che la riforma tanto cara al Carroccio un qualche rallentamento lo sta subendo, tanto che ora anche Roberto Calderoli si limita ad annunciare per settembre un «pre-esame del disegno di legge».
Sul tentativo di accelerazione della Lega – significativi in questo senso gli affondi agostani di Umberto Bossi e le prove di dialogo con il Pd – ha infatti pesato l’accerchiamento degli alleati di governo. Prima Forza Italia e poi anche An.
Non è un caso, per esempio, che il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto – ambasciatore del Cavaliere sul tavolo dove si discute il federalismo fiscale – abbia deciso di disertare la festa del Pd di Firenze. L’invito era arrivato direttamente dal suo omologo «ombra» Mariangela Bastico e il «no» di Fitto ha seguito un lungo consulto con Gianni Letta e con il Cavaliere. Un segnale inequivocabile del fatto che Berlusconi non vede di buon occhio il tentativo della Lega di creare un asse con l’opposizione sul federalismo fiscale. «Non perché sia contrario di principio a un confronto con il centrosinistra – ha spiegato il premier in più d’una telefonata dal suo buen ritiro di Porto Rotondo – ma perché è sbagliato seguire la via del dialogo a ogni costo».
Ma c’è probabilmente di più se Fitto ha deciso di non mettere la faccia sul palco del Pd dove si sono «esibiti» Bossi, Tremonti e Calderoli e se ieri ha dato forfeit a VeDro, il raduno dei 30-40enni promosso da Enrico Letta. In Forza Italia, infatti, sono in molti a temere che l’obiettivo della Lega sia quello di portare a casa il federalismo fiscale entro fine anno anche per sganciarsi dalla riforma della giustizia («andranno di pari passo», aveva detto il premier) e avere le mani più libere in vista delle amministrative di primavera. Questione, questa, affrontata da Berlusconi nei colloqui telefonici degli ultimi giorni da villa Certosa e che sarà certamente approfondita domani con Letta e Fitto dopo il Consiglio dei ministri. «Federalismo fiscale, riforma della giustizia e candidature per le amministrative – spiega non a caso il vicecapogruppo Pdl alla Camera Osvaldo Napoli – devono essere trattate in un unico pacchetto». Già, perché l’eventualità che il Carroccio possa correre da solo in alcune realtà del Nord dove è molto forte, a via Bellerio non si sente di smentirla nessuno.
A fare sponda a Fitto c’è anche il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi, che siede al tavolo delle riforme per conto di An. Come Berlusconi, anche il partito di Gianfranco Fini vuole arginare le accelerazioni leghiste, soprattutto a tutela delle regioni del Sud. Tanto che ormai da mesi Calderoli insiste sul concetto di «federalismo solidale».

Il punto, però, è anche un altro, visto che An sta chiedendo con forza di essere in prima linea sulle riforme istituzionali (rafforzamento dei poteri del premier, monocameralismo e riduzione del numero dei parlamentari). E vorrebbe ripartire dalla bozza Violante discussa la scorsa legislatura. Su questo, è il messaggio che arriva da via della Scrofa, si può trovare un punto d’incontro.

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