Un giorno Vitas Gerulaitis riuscì finalmente a vincere contro Jimmy Connors dopo 16 sconfitte e a fine partita esclamò con un sorriso: «Nessuno può battere Gerulaitis 17 volte di fila». Ieri a David Ferrer sarebbe molto piaciuto rifare un po di storia del tennis, ma alla fine della semifinale del Masters di Londra non ha potuto far altro che consegnarsi per la dodicesima volta consecutiva a Roger Federer, stringergli la mano e fargli i complimenti per lennesimo record della carriera. Ok, probabilmente non era così importante per lo svizzero tornare numero 3 del mondo, missione compiuta con un 7-5, 6-3 tanto sonnacchioso quanto devastante: «Non cambierà nulla per il tabellone degli Australian Open». Però, siccome il fenomeno ha raggiunto quota 100 nelle finali conquistate, la sua biografia da campione aggiunge una nuova pagina in attesa dellevento che oggi potrebbe ulteriormente consacrarlo: la sesta volta da Maestro Atp. Ovvero (e se qualcuno avesse ancora dei dubbi): nessuno come lui.
Londra insomma ha chiarito che la questione del Goat, cioè del Great of all time, propabilmente non è cosa da Nadal e Djokovic, grandissimi ma non immensi. E nel momento in cui le semifinali delle Atp Finals presentano in campo solo uno dei primi quattro del ranking, il fatto che questo sia Roger Federer la dice lunga. E allora: è davvero il più grande? La risposta, quantomeno una parte, arriverà questa sera, ma di sicuro il confronto tra lui e Rod Laver comincia a farsi sempre meno impossibile. È vero, laustraliano fece due volte il Grande Slam (1962 e 1969) mentre Roger - che di Slam ha il record (16) - si è fermato due anni di fila a un passo, ma solo perchè sulla terra del Roland Garros ha trovato Nadal. E ora lo svizzero, a 30 anni suonati, è ancora lì, devastante, tanto che lo stesso Rod Laver nei giorni scorsi ha ammesso che non cè storia: «Sta rispondendo come mai prima di oggi.
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