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Federica, la divina del nuoto: «Io, un delfino in tacchi alti»

Riccardo Signori

Un mese eppoi ci siamo. Federica riproporrà il suo canto libero nell’acqua. Creatura d’acqua dolce, dagli occhioni a palla che ti trafiggono, Federica Pellegrini riproverà le emozioni di una Olimpiade fa. È passato un anno, la medaglia d’argento sta nel cassetto e nel cuore. In agosto gli anni saranno 17, la divina del nuoto azzurro ha provato il bello ed il brutto della popolarità. Ora, dice lei, bisogna guardare avanti: «Per riaffermarsi».
Montreal, i mondiali di fine luglio sono lì che attendono.
«Ed io sono tanto determinata, lo sono per filosofia. Devo raggiungere gli obiettivi che mi pongo. Credo molto in quello che faccio».
Dunque ai mondiali...
«La gara di punta sono i 200 stile libero. Farò anche i 400. Incrociamo le dita. Per scaramanzia non dico dove voglio arrivare».
C’è chi la vede come la novella Franziska, nel senso di Van Almsick...
«Sì, come personaggio. Ma quello bisogna costruirlo. Una parte è stata costruita qui in Italia. Spero che anche all’estero... Poi, se uno pensa al record del mondo... No, su quello non dico niente».
Un passo indietro: come è stato quest’anno post olimpico?
«L’inizio difficile, tanti cambiamenti, il trasferimento a Milano. Tutto troppo in fretta. Ora mi sono abituata. Ho commesso errori che non ripeterò».
Per esempio?
«Feste, sfilate, premiazioni. Bisognava farle, ma è stato duro ricominciare. Bisogna avere testa e mentalità per allenarsi. Se crolli di testa, è un guaio. Vai in ansia. Il mio allenatore mi ha sgridato e mi sono rimessa in carreggiata. Alla lunga mi diceva: stai tranquilla. Ce la farai. Dopo la fatica, i risultati sono arrivati. Ma non ripeterò mai l’esperienza».
Il bello e il brutto della gloria...
«Mi piace, tutto questo. Credo di essermelo meritato. Però bisogna stare attenti. Ho anche selezionato gli inviti, ce ne sarebbero stati troppi. Ho fatto cose che mi hanno divertito. Quelle foto per Sportweek: l’esperienza più attraente. Ero io nel passato, nel presente e nel futuro. Mi sono piaciuta anche come extraterrestre. Un’idea per il futuro».
Qualcosa di fastidioso?
«Quando mi sono trovata in copertina su Novella 2000. Ero in vacanza a Ponza con il mio ragazzo. Niente di male negli atteggiamenti. Ma non hanno messo neppure i bollini, nonostante sia minorenne. Non sapevo come avrebbe reagito mio padre. Per fortuna mi ha detto: non pensarci, è tutta pubblicità. Comunque erano belle foto».
Ogni tanto ha qualche pazza idea?
«Tutti sanno che amo i tacchi alti. Non diciamo: tacchi a spillo. Fa effetto diverso. Vesto elegante. Un’abitudine di famiglia. Non mi va di vedermi sempre in tuta».
Ha detto che vorrebbe nuotare in tacchi alti e tubino nero.
«Non ho detto così, ma è una bella idea. Un sogno non realizzabile per ovvii motivi».
Poi c’è il papà che realizza altri sogni. Ogni scommessa è un regalo. Previsioni per i mondiali?
«No, per mondiali e Olimpiade non c’è mai scommessa. L’ultima scommessa è valsa una borsa di Gucci. Ormai il livello sta diventando troppo alto. Non posso dire a mio padre: se faccio questo, mi compri l’auto. La compro da sola».
Come arriva ai mondiali: allenamenti e tutto il resto?
«Ho percorso 75 chilometri la settimana, circa 7,5 a seduta. In inverno sono arrivata a 85 chilometri. Mi sono trasferita a Settimo Milanese, alla periferia di Milano: un posto tranquillo: un po’ troppo, per certi aspetti. Non c’è nulla, nemmeno per lo shopping. Ho finito presto le scuole per prepararmi bene, durante l’anno mi allenavo fino alle 9, poi scuola, mangiare, dormire, ancora allenamento. Alla sera ero distrutta».
Ripensa mai all’argento? Magari un piccolo rimpianto per l’oro che poteva essere?
«Non ci penso spesso. È stata una bella sensazione, prima e dopo. Sono andata con l’obiettivo della finale. È arrivata la medaglia. Nessun rimpianto».
Federica Pellegrini è cambiata come persona?
«Mi sento più grande di una comune sedicenne. Comincio ad esser vecchia: dire che fra poco avrò 17 anni mi fa molto effetto. A 16 anni i genitori ti possono dire certe cose. Ora sei più vicina ai 18: devi avere tutte le responsabilità».
Ci sono anche responsabilità sportive...
«La gente si attende grandi cose da me. Può essere positivo o negativo. Ma rimango con i piedi per terra. Quelli che non avevo all’inizio dell’anno. Ora ho imparato dagli errori».
Soffre la pressione?
«La tensione verrà più avanti. Ma la pressione può essere positiva. In fondo sono nata in vasca, c’è sempre grande emozione a gareggiare. L’acqua è il mio ambiente naturale e vorrei che il nuoto durasse il più a lungo possibile».
Le hanno preparato una tuta particolare?
«L’ho voluta nera e gialla. Nera per l’eleganza, gialla per contrasto, per non essere troppo banale: da juventina».
Quest’anno il bianconero è vincente...
«Vero, la Juve si è comportata bene, mi sono piaciute molto le ultime partite. Sono juventina da sempre e visto che lo è anche il mio ragazzo, riesco a seguirla un po’ di più».
Nero è anche il suo colore preferito...
«Vero, è classico, elegante, cattivo. E ci sono di mezzo anch’io. Rispecchia il mio carattere. Sono un po’ bisbetica. Quando le persone non mi sono simpatiche, mi escono cattiverie naturali. A battuta e a raffica.

Eppoi c’è la gara: lì sono proprio cattiva».

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