Reggio Emilia - Sino a sabato 3 aprile Federica Pellegrini si allena nella città del primo Tricolore, preparando gli Assoluti di Riccione (14-18 aprile), soprattutto gli Europei di Budapest (9-15 agosto). Il collegiale organizzato da Giorgio Cimurri è dedicato al ct Alberto Castagnetti: portò a Reggio la nazionale di nuoto prima delle Olimpiadi di Sydney 2000.
Federica, è divertente vederla allenarsi con i maschi. Da quando vince, dicono che lei in acqua sia un uomo...
«Non le sembro una donna? Sono sempre stata abituata così, a gareggiare con l’altro sesso. Fin da piccola, la tradizione si è mantenuta, di squadra in squadra, di allenatore in allenatore».
Si è scontrata con il successo?
«Ero troppo piccola, avevo appena 16 anni quando vinsi l'argento di Atene. Non sapevo cosa significasse entrare in questo mondo, poi mi sono abituata e adesso lo gestisco abbastanza bene».
È diventata la sportiva italiana più popolare.
«Dietro c’è tantissimo impegno, sacrificio. Sono molto felice di essere un simbolo, non ne sento il peso. Sono rimasta me stessa, ho mantenuto i miei valori: non recito e spero di piacere alla gente».
Lo sport nazionale è sempre più al femminile, solo Giuliano Razzoli nello sci ha restituito onore agli uomini.
«Alessia Filippi e io siamo ancora giovani, contiamo di aggiudicarci molti altri titoli».
Cinque mesi dopo la scomparsa di Castagnetti, com’è ripartita?
«Il ricordo c’è sempre, mai andrà via. Abbiamo cambiato tutto, con l'ex vice Stefano Morini. Va molto bene, a Berlino sono arrivati i primi risultati a confermare la bontà del programma. Sono molto serena, ritrovo il mio equilibrio, rotto anche dalla scomparsa di nonna Ines, a fine ottobre».
Questo è un anno di transizione, dopo i Mondiali stravinti a Roma; l’edizione di Shangai, luglio 2011, è lontana.
«Doveva esserlo. Proprio quanto è capitato ci ha costretto a reinventarci daccapo. Solo in teoria il tempo a disposizione è tanto, ho già cominciato a entrare sulla distanza lunga, gli 800, dopo i 200 e i 400. Li disputerò il più possibile, poi aggiungeremo i 100».
E magari le staffette. Insomma vuol vincere tutto. Fa venire in mente Carl Lewis, il figlio del vento cannibale della velocità e del lungo, negli anni '80 e '90.
«Nelle quattro gare individuali ci sono pure batterie, semifinali e finali. Aspettando Londra ci sono quasi due anni e mezzo per verificare la mia competitività su tutte queste prove».
Sta diventando bionica?
«No, non lo sarò mai. Resto umana. L'obiettivo principale sono le quattro finali. È molto dura, magari ci fermeremo a tre qualificazioni».
È finita l’era dei costumoni, i suoi primati saranno imbattibili anche per lei?
«Sono molto felice dopo le prime prove, il mio assetto non è cambiato molto, le sensazioni alquanto favorevoli. Tutte abbiamo compiuto due passetti indietro, le avversarie restano le solite. In Germania i risultati in vasca da 50 metri mi hanno appagato».
A 21 anni e mezzo, ha vinto tutto: sino a quando continuerà?
«La prossima Olimpiade, se tutto andrà come deve, penso sarà l'ultima tappa della mia carriera».
Che differenza rispetto a Massimiliano Rosolino che a quasi 32 anni non lascia.
«Si fa presto a cambiare idea e a decidere di prolungare».
Nell'inverno del 2008 si è fidanzata con Luca Marin, pensa al matrimonio?
«No (il viso tradisce sorpresa e disappunto, ndr), è ancora troppo presto».
Com'è nuotare con il suo compagno, condividere tutto?
«Non è difficile, assolutamente.
Fra i sei tatuaggi, spicca quello del 2006.
«L'araba fenice. Ho imparato a rialzarmi abbastanza velocemente, è il mio simbolo».
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