Felipe Melo, il missionario del "vale tutto"

Se Felipe Vicente Melo de Carvalho si chiamasse semplicemente Filippo Melo e non fosse nato a Volta Redonda in Brasile ma a Barletta o Codroipo, probabilmente giocherebbe in categorie inferiori rispetto alla serie A, può darsi anche in Eccellenza

Se Felipe Vicente Melo de Carvalho si chiamasse semplicemente Filippo Melo e non fosse nato a Volta Redonda in Brasile ma a Barletta o Codroipo, probabilmente giocherebbe in categorie inferiori rispetto alla serie A, può darsi anche in Eccellenza. Ma il carnevale di Rio non è quello di Ivrea e chi indossa la maglietta verdeoro parte con qualche giro di vantaggio. Non si è ancora capito quale sia il ruolo tattico occupato dal ragazzo, centrocampista di interdizione, di rifinitura, di rilancio. Non è un regista, non è un mediano (si può usare questo aggettivo sostantivato?), non è. Però gioca. Nella Juventus e anche nella nazionale brasiliana.
Filippo Melo ha tre figli e uno di questi porta il nome di Lineker, in omaggio all’attaccante inglese. Gary Lineker sul passaporto ha anche il nome di Winston perché è nato nello stesso giorno (qualche anno dopo) del premier Churchill. Segnalo che l’ex attaccante della nazionale inglese, del Barcellona, del Leicester, dell’Everton, del Tottenham, nella sua carriera, tra club e nazionale, non fu mai ammonito, espulso, squalificato. Non sembra che il papà dell’incolpevole Lineker, nel senso di Filippo Melo, possa vantare lo stesso curriculum professionale. Anzi. Per esempio domenica pomeriggio ha cercato di sferrare una gomitata al senese Obida non riuscendo nell’impresa; poi, reagendo ai fischi del pubblico juventino, li ha mandati a fare, ha aggiunto anche un insulto dedicato alla loro origine, suggerendo di stare zitti, perché lui, si è stancato di certi trattamenti, lui, come è capitato di recente, parla in terza persona e afferma di essere un grande calciatore e che certi periodi brutti possono capitare a Messi, a Ronaldinho e a lui per l’appunto. Filippo Melo negli ultimi cinque anni ha frequentato altrettante squadre europee, Maiorca, Racing Santander, Almeria, Fiorentina, Juventus, dopo aver girato tre club brasiliani, il Flamenco, il Cruzeiro e il Gremio. Per un ventisettenne è già un bel segno o forse no.
Filippo Melo, oltre a tentare di essere un gran calciatore, si è divertito con l’arte marziale brasiliana che si chiama Vale tudo, sarebbe vale tutto. Penso che non sia necessario spiegare di che tipo di lotta si tratti, comunque ogni tanto, sul campo di football, Filippo Melo si ricorda dei bei tempi in cui praticava la disciplina, la quale consente la lotta con il corpo a corpo e i colpi in qualsiasi parte della figura, fatta eccezione per l’inguine. E così gli accade, per nostalgia, di provare un colpo dimenticato. Purtroppo il calcio non permette questo tipo di comportamenti anche se oggi il muscolo prevale sul fosforo. La Juventus ha garantito il pagamento di venticinque milioni di euro alla Fiorentina per questo ragazzo che si professa anche atleta di Cristo. Che significa? Gli atleti in questione si assumono la responsabilità di vivere una vita cristiana concorde alla volontà di Dio nel mondo dello sport. Ora, il Signore ci guarda dall’alto, non abbisogna della prova tv che qualcuno invoca per i fatti di calcio e i misfatti di Filippo. Meglio sarebbe tacere su certe scelte di fede oppure osservarle con scrupolo e coerenza maggiori. Intanto la nuova Juventus, quella che ha una missione «etica» per seguire le parole dei dirigenti, si sta facendo riconoscere per i gesti, più che per le gesta, di questo brasiliano tanto amato dal pubblico e dai compagni di qualunque squadra, sua e avversaria.

Ci saranno altre prove, altre gomitate, altri insulti, ma Filippo andrà avanti per la sua strada, quella di Cristo che, nel caso suo, può essere una bestemmia.
P.S.: Melo ieri ha chiesto scusa. Bravo ma lento anche nei comunicati.

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