Politica

La femminista preistorica nuova musa di Gad

All’Infedele il piatto forte è il maiale. L’ultimo scoop in fatto di sociologia delle lenzuola è questo: agli italiani piace la gnocca. Su questo fronte di profonda analisi antropologica il massimo consulente di Gad Lerner è diventata una signora, Lorella Zanardo, «formatrice e docente, scrive e si occupa di tematiche inerenti il femminile» (così, con l’articolo «il», sul suo sito), sporadica collaboratrice dell’Unità della femminile Concita, e di cui Lerner si è professionalmente invaghito. La signora si è conquistata la ribalta catodica con un documentario, Il corpo delle donne, che Lerner ha trasmesso su La7 e che sponsorizza un giorno sì e l’altro pure sul suo blog, come un’opera fondamentale per capire in che razza di Paese viviamo. Peccato che il succo del suddetto documentario, celebrato come il manifesto dell’anti velinismo progressista, sia nuovo come un volantino femminista degli anni ’70: la tv è fallocratica, i maschi sono dei maiali, ci vogliono con le tette grosse e le gambe lunghe, quei maiali, ribelliamoci, maiali che non siete altro, le donne non sono come quelle della tv berlusconiana, brutti maiali, l’utero è mio e lo gestisco io. Nei 25 minuti del video che rispolvera l’armamentario veterofemminista per cui la bellezza femminile e la procacità sono un’offesa alla dignità della donna, le soubrette e le varie miss o letterine-letteronze-vallette diventano (con astuto uso di montaggio, drammatici sfondi sonori e intonazione molto grave) dei mostri o delle povere deficienti manipolate dai maschi maiali e prevaricatori. La clip (di cui hanno parlato International Herald Tribune, Le Monde, New York Times, per la serie: vai col letame sull’Italia) sembra parli di animali vivisezionati, non di donne, sembra una pubblicità progresso della Lipu, una specie di Videocracy in versione femminista, che trasuda un feroce disprezzo per quel che non è nemmeno più rappresentato come un essere umano, ma come un prodotto da laboratorio, un Frankenstein idiota costruito a immagine e somiglianza della perversione maschile: le veline, vera bestia nera della signora Zanardo (che peraltro da Lerner veste con generosi decolleté). Il modello berlusconiano uccide il femminile (con l’articolo «il»), sottende la musa di Lerner, e il suo esercito avanza, armato di silicone e botulino. È l’altra faccia del moralismo bacchettone di Repubblica: se le feste diventano un reato, le party girl sono criminali, moralmente riprovevoli, specie se hanno il seno grosso. La Zanardo fa parte di una sorta di lobby femminista internazionale con sede a Oslo ed «è speaker apprezzata in convegni internazionali di donne, dove tratta il tema della conciliazione sostenibile tra vita privata e professionale» (delle donne naturalmente). La signora non scherza affatto, anzi si prende molto sul serio. Parla di «un vero “pogrom” di cui siamo tutti spettatori silenziosi», ovvero lo sterminio delle donne normali sostituite in tv dalle gnocche.

Le gnocche omicide, sarebbe un bel titolo per il prossimo docu-pulp della signora dalla bacchetta rossa.

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