Torna in carcere per la seconda volta, sempre con laccusa di sottrazione di minori, Marinella Colombo, da quasi tre anni al centro di un delicato «affaire» internazionale per laffidamento dei due figli nati dal matrimonio con un cittadino tedesco. Bimbi che la donna è andata a prendersi in Germania e ha poi affidato a persona sicura in una località protetta.
La vicenda inizia negli anni 90 in Grecia quando Marinella, allora trentenne, incontra Jorge Ritter, se ne innamora e lo sposa. Si trasferisce quindi a Monaco e mette al mondo Nicolò e Leonardo, ora di 8 e 12 anni. Nel 2006 però la relazione va in crisi i due si separano e decidono che i figli siano affidati alla mamma. Lanno dopo però la società per cui la signora lavora chiude la sede di Monaco e lei deve tornare a Milano. A quel punto chiede al tribunale dei minori tedesco il permesso di portarsi in Italia i figli. Ma i giudici rispondono che non ritengono necessario esprimersi. Una sorta di silenzio assenso, che autorizza la signora, nel settembre 2008 a rientrare nella sua casa di viale Certosa. Salvo poi trovarsi in manette nel dicembre perché «herr Jorge» la denuncia per sottrazione di minore. I magistrati italiani dopo 24 ore trasformano larresto in obbligo di firma, salvo poi replicare alla Germania: «Cari colleghi, per questo reato non vi concediamo lestradizione perché giudicheremo noi la signora».
Nel 2009 herr Ritter si riporta i figli in Germania con un colpo di mano. Cui ne segue un altro, a febbraio 2010, della signora che va a riprenderseli. E li affida a una persona «di fiducia» che li custodisce in una località «protetta». Nel frattempo il Tribunale dei Minori di Milano in primo grado dà ragione al marito, sentenza impugnata in Cassazione che per difetto di motivazione, e mancata audizione degli stessi minori, rinvia tutto per un nuovo processo.
E così arriviamo a ieri mattina quando «Colombo versus Ritter» si ritrovano al tribunale dei minori e il tedesco se ne esce con un colpo di scena: «Sul capo della mia ex moglie pende un secondo mandato di cattura europea, sempre per sottrazione di minori». Attimi di panico, i carabinieri vanno a informarsi e alle 16 un fax in tedesco, la cui traduzione finisce alle 17, conferma tutto. E la signora se ne esce in manette dal palazzo di via Leopardi 18, diretta a San Vittore. «Inconcepibile che nelle more di una sentenza i giudici tedeschi entrino così a gamba tesa - accusa Laura Cossar, legale della signora Colombo -.
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