Negli anni Novanta, le riviste nascono per una doppia necessità: spingere lo sguardo indietro per ricercare un ordine nel secolo più confuso e magmatico della storia e cogliere ciò che di nuovo sta nascendo nelle giovani generazioni. È cambiato «il paesaggio culturale» dei giovani, con la musica rock, i fumetti, le riviste di settore come Rockstar, Linus, Frigidaire con un retaggio che affonda nella creatività grafica e sperimentale degli anni Settanta. Nelle nuove riviste cè una creatività che vuole raccontare un mondo diverso, con una lingua e un ritmo cadenzato sul rock. Ci sono riviste meteora, come Addiction, e ci sono riviste che tengono nel tempo e si evolvono in un progetto editoriale.
È il caso di Fernandel. «Tutto è cominciato con un gruppo di amici - racconta Giorgio Pozzi, direttore editoriale -, poi sono rimasto solo e per passione ho continuato a pubblicare la rivista che porta il nome dellattore francese protagonista di Don Camillo». La rivista è stata fondata nel 94 a Ravenna. La prima svolta cè stata nel 97 quando è stata distribuita nello spazio riviste delle librerie Feltrinelli, guadagnando enorme visibilità. Dalla rivista alle pubblicazioni il passo è stato breve. «A me non piace - continua Pozzi - considerare la rivista come una palestra. Però di fatto è stato un luogo dincontro dove io pubblicavo giovani che mi piaceva leggere e pubblicare in volume. Lincontro con il distributore di Albolibro Carlo Barbieri mi ha insegnato molte cose: lavorare sulla riconoscibilità del marchio in libreria, il lavoro editoriale specializzato sugli italiani».
Dal 97 Pozzi ha pubblicato autori italiani poi diventati cult come Paolo Nori, Grazia Verasani, Gianluca Morozzi, per citare i più famosi poi passati a editori come Guanda, Mondadori e Feltrinelli, dimostrando ancora una volta la vocazione di Fernandel alla scoperta di nuove voci della narrativa italiana. Ricordiamo inoltre, nel 99, tra i primi libri pubblicati da Pozzi, un volume di Piersandro Pallavicini, Riviste anni 90, che in pratica chiude, con un regesto e una riflessione critica, uno dei momenti più vivi di riviste e fanzine dedicato all«altro spazio per la nuova narrativa».
Fernandel è sopravvissuta al passaggio nel nuovo secolo perché ha saputo mantenere una sua coerenza di lavoro e di ricerca, con un catalogo di autori di grande prestigio. Qualcuno ha parlato di casa editrice «pane e salame», nel senso di un lavoro artigianale, al limite della bottega, ma con tutti i pregi e i difetti che ciò comporta. «La rivista è cambiata negli anni. I primi numeri li stampavamo su carta azzurra, poi abbiamo cercato una copertina facilmente riconoscibile, con una grafica precisa, e infine, dagli ultimi numeri, siamo passati al colore. Fernandel alterna una sezione di Rubriche a quella di Recensioni e interviste. Le rubriche sono divertenti e intelligenti, come «Recensiamo i recensori» di Elio Paoloni; «Libri da evitare» di Giancarlo Tramutoli, «Il mondo salvato dai ragazzini» di Barbara Domenichini, dove si parla di letteratura per linfanzia, e Pier Sandro Pallavicini che racconta il mondo editoriale delle donne in «Pretty in Pink». I racconti sono molto diversi tra loro e nello stesso tempo riconducibili a unidea di letteratura ben precisa, che trova nei gusti letterari di Pozzi una sua territorialità non casuale legata agli scrittori emiliani. Bolognesi soprattutto. Al successo di Nori o Morozzi, sono seguiti gli epigoni, a dimostrazione che nei giovani che scrivono cè unattenta lettura del nuovo. «In casa editrice oggi - dice Pozzi - arrivano quasi mille dattiloscritti lanno. Ho visto comè cambiato il modo di scrivere degli esordienti, che spesso pubblicano imitando gli autori famosi».
«Fernandel», un progetto editoriale per la narrativa italiana
Fondata a Ravenna nel 1994, ha lanciato fra gli altri Paolo Nori, Grazia Verasani, Gianluca Morozzi. Ed è diventata casa editrice
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