Ferrara mette ko il vittimismo snob di Lerner

Lettrici e Lettori, benvenuti all’evento clou del Gran Galà della Boxe, incontro valido per il titolo italiano categoria «Intellos». Di fronte due pesi massimi del Pensiero mediatico, due star della nobile arte dell’oratoria e della vis polemica. Alla vostra destra, nell’angolo blu, Giuliano «l’Elefante» Ferrara, romano naturalizzato americano, cappa rossocrociata e pantaloncini a stelle e strisce, un campione dell’antilaicismo e della conservazione devota, già detentore del titolo di Difensore dei valori cristiani come baluardo dell’Occidente di fronte al pericolo Islam. Alla vostra sinistra, nell’angolo rosso, Gad «l’Infedele» Lerner, libanese naturalizzato milanese, giacca tweed «intellettual-chic» e pantaloni liberal, già campione della disciplina extraparlamentare «Lotta continua» e detentore del titolo di Gran Custode del Sacrario del politicamente corretto, unificatore della corona populista «Solidarietà, Integrazione, Accoglienza» (e già strapazzato sparring partner televisivo, stagione 2001-2002, dello stesso Ferrara). Il match, al meglio degli Otto round e mezzo, si disputa in questi giorni sulle colonne del Foglio. Gong. Primo round: due giorni fa «l’Elefante» Ferrara, ben saldo al centro del Foglio, piazza una pesante inchiesta firmata da Marianna Rizzini che ricostruisce la battaglia giudiziaria tra l’Impresentabile leghista Leo Siegel e il Rispettabile Gad Lerner: il primo, conduttore di Radio Padania, è stato portato in tribunale dal secondo, insultato in diretta radiofonica nel 2007, per diffamazione a mezzo stampa aggravata dalla presunta istigazione all’odio razziale nei confronti della comunità rom, definita una «banda di ladri, mascalzoni, delinquenti, farabutti». L’articolessa è un terribile diretto al volto del povero Gad, l’intoccabile giornalista «democratico, citato e stimato da migliaia di lettori, colleghi e telespettatori», il «conduttore tv più apprezzato nel giro Brera-Corriere della Sera». È una gragnuola di colpi all’onore e alla credibilità dell’intellettuale di riferimento dell’Italia progressista e buonisticamente corretta: «Gad è il pensiero rispettabile della Milano rispettabile che mette al balcone la bandiera della pace ma discute con civiltà di guerre di civiltà e non odia nessuno». «Una Milano che abita, nascosta, in palazzi antichi con atrio spazioso e bel cortile insospettabile, e d’estate va in India, Indonesia e Tanzania con enorme rispetto per gli abitanti, gli usi e i costumi. Una Milano che sta dalla parte giusta e ha idee giuste, ragionevoli, pulite, moderate e democraticamente accettabili in società». Un deflagrante uno-due-tre-quattro che mette al tappeto, sbugiardando l’untuoso buonismo lernerista, l’incapacità a capire - come invece sa fare, pur nella sua poco elegante verve oratoria, il leghista Siegel - il popolo milanese e lombardo che, a differenza del rispettabile Lerner, ha la sfortuna di trovarsi sotto casa, invece di un’enoteca e un bel negozietto equo-solidale, un campo nomadi o un mercato delle slave a cielo aperto. La stessa distante e spocchiosa supponenza che - a leggere le cronache di questi giorni - distingue alti prelati e gloriose firme dell’intellighentia progressista, compassionevoli nei loro appelli al «dialogo» e all’«accoglienza», ma inadeguati a «sentire il popolo». Anzi, la «gente» come direbbe il barba-papà di tutti loro, don Eugenio Scalfari. Secondo round: nel pomeriggio dello stesso giorno, arroccato all’angolo del suo blog equo-solidale, l’Infedele Lerner, visibilmente offuscato nelle riflessioni, cerca il colpo basso: «Tracciando di me un ritratto detestabile, che il suo direttore sa essere ingiusto e non veritiero, il Foglio eleva a fascinoso portavoce del popolo niente meno che il leghista rinviato a giudizio per razzismo. Di lui si enfatizza la quotidiana frequentazione degli umili e dei semplici. Le persone autentiche, cioè colpevolmente disdegnate dal mio mondo borghese, lontano com’è ormai dal sentire del popolo». Annaspa: «È un ritratto deformante per confermare il luogo comune della sinistra snob». E, con un’alzata d’orgoglio inversamente proporzionale allo share del suo soporifero Infedele, Gad il Giusto rievoca ancora una volta i fantasmi del nazi-leghismo etnico ribadendo l’indimostrabile equazione morale «dramma del popolo ebraico» uguale «dramma del popolo rom» Ergo: se non vi fermiamo noi, voi della lega scatenate un nuovo olocausto. Shalom. Terzo round: ieri mattina l’«Elefante» in persona sale sul ring e, ieratico e benedicente, con un violentissimo gancio logico a mezzo Foglio sotterra l’orgoglio e la rabbia del maestrino «sopracciò»: «Siegel è un Impresentabile, e come tale lo abbiamo descritto, non senza ironia. Pensiamo però che questa Impresentabilità, moltiplicata per milioni di voti sia un fenomeno sociale e politico, non un inestetismo da censurare. Gad invece è la Rispettabilità fatta persona, e glielo abbiamo riconosciuto, anche qui non senza ironia. Abbiamo fatto un’inchiesta che registrava sia l’Impresentabilità dell’uno sia la Rispettabilità dell’altro. Ci è parso però di capire che, nel caso di un potente milanese dell’establishment, darsi del bastardo e proporsi come perseguitato nel momento in cui vuole tappare la bocca a un tribuno dei desperados dell’hinterland, che hanno il vizio piccolo borghese della paura dei ladri e altri vizi compatibili con il funzionamento di una democrazia, sia un gioco di vanità a forte rischio di ineleganza.

Caro Gad, ho sempre detto che sei un adorabile furbastro, e adesso che ti ribelli a un’inchiesta e fai mandar lettere dall’avvocato, mi vien voglia anche di prenderti per il collo, come voleva fare il caro Siegel, e darti di nasone». Knock-out.

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