(...) concluderà decimo. «Eppure è partito dallundicesimo posto, eppure si sono ritirate quattro vetture che in griglia stavano davanti a lui, eppure alla fine non ha guadagnato nulla», diranno attapirati gli uomini del box rosso vestito.
Ma peggio di Rubens è andato Michael, che al giro 14 cozza contro la Williams di Webber doppiato ma con tanta voglia di sdoppiarsi. «Non lho visto, pensavo di averlo sulla destra e allimprovviso me lo sono trovato a sinistra, però non penso mi fosse realmente accanto in curva, altrimenti non avrei chiuso», dirà. E laustraliano: «Andavo molto più veloce di lui, e in quei casi non si deve chiudere, si tiene la traiettoria... Sono nel giusto al 100 per cento, e ne parlerò con gli altri piloti». «Però era doppiato, perché attaccarmi così?», ribatterà Michael.
Fatto sta che entrambi sono costretti a rientrare ai box per curarsi, entrambi tornano in pista, ed entrambi si infileranno di nuovo, e mestamente, nel garage. Ritirati. Anzi no. Perché Schumi, per evitare di dover fare le qualifiche di Monza scendendo in pista per primo, sinfilerà ancora una volta il casco per cercare di passare in classifica i ritirati che aveva davanti. Francamente, una storia un po triste, figlia delle difficoltà Ferrari e di questo folle regolamento.
Al giro 52, quando Schumi si ferma definitivamente, Barrichello è ormai da tempo (e lo sarà fino al termine) inutilmente decimo e fuori punti. Giusto il tempo di percorrere ancora qualche tornata, veder trionfare la McLaren di Raikkonen, vedere Montoya gettare al vento, al penultimo giro, un secondo posto sicuro (anche e soprattutto per colpa di Monteiro che laveva tamponato dopo il doppiaggio subìto al giro 55) e poi nessuno avrà più occhi e pensieri per la gioia a metà di Kimi, che recupera solo un paio di punti, e per la gioia intera di Alonso che ne guadagna otto insperati. Gli occhi saranno tutti per la Rossa e i suoi dispiaceri. Sussurreranno gli uomini della Rossa: «Mai così male da inizio anni 90, dai tempi delle sospensioni attive, dagli anni di Berger e Alesi»; dirà monsieur Jean Todt: «Il giorno peggiore? Ce ne sono stati altri, certo è un anno difficile, ma dobbiamo anche essere dei bravi perdenti... Dopo i tanti successi delle ultime stagioni, possiamo accettare, scusate il termine, di mangiare un po di... Il problema qui? Laderenza (cioè le gomme, ndr)... Michael demotivato? No, ora avrà voglia doppia di rifarsi». E il diretto interessato: «Non siamo mai stati competitivi, ho dato il massimo, non avremmo mai potuto andare a punti... Se è un problema di gomme? Lascio a voi giudicare». Sì, è quello il problema.
Insomma, nella Caporetto del Cavallino hanno tutti dato il massimo. Compreso John Elkann, vicepresidente Fiat, giunto in visita con moglie e suocero nel giorno peggiore.
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