Sakhir - Più che una storia, è un duello infinito. Ferrari versus McLaren, la rossa contro le frecce d’argento, sfide infarcite di coraggio e colpi bassi capaci d’attraversare oltre trent’anni di formula uno. Finalmente si riapre il libro chiuso nell’ottobre del 2003, a Suzuka, quando kaiser Michael Schumacher, il più grande, vinse all’ultimo gran premio utile il suo titolo mondiale numero sei. Quel giorno sconfisse sul filo di lana proprio Kimi Raikkonen, che allora guidava una McLaren-Mercedes e adesso è in sella al Cavallino. «Però quella di Alonso è una macchina più forte rispetto alla mia dell’epoca», mette gelidi puntini sulle «i» l'uomo venuto dal freddo. Poi, Kimi tranquillizza gli animi: «Abbiamo imparato la lezione malese, qui possiamo e dobbiamo far meglio. Perché io non amo accontentarmi. La vittoria è possibile, abbiamo tutto per riuscirci, l’obiettivo è andare in testa e restarci. Il mondiale è ancora lungo, per cui sarebbe sbagliato farci prendere dal panico con il rischio di commettere stupidi errori in pista».
Quello tra il finlandese e Alonso è solo l’ultimo duello fra i due colossi a trecento all’ora. Prima del già citato 2003 erano andate in pista sfide, se possibile, ben più memorabili. È il caso del triennio eroico segnato dalla doppia batosta subìta dalla rossa ad opera di Mika Hakkinen, nel ’98 ai danni di Schumi, nel ’99 di Irvine.
A esse però seguì il mondiale di kaiser Michael nell’anno di grazia 2000. Per la verità, fu sfida tra Ferrari e McLaren anche nel 2001, ma con Coulthard per rivale, persino doppiato nel punteggio. Poco pathos, dunque.
Di ben altro spessore la guerra tra Senna su McLaren-Honda e Prost ferrarista, anno 1990, guerra che regalò al brasiliano il mondiale dopo l’autoscontro ai danni del francese alla prima curva dell’ultimo gp, sempre a Suzuka.
E indietro ancora, ecco di nuovo Prost, stavolta alla McLaren-Porsche, campione dopo lungo correre contro la Ferrari del povero Alboreto, anno 1985; oppure, stagione 1976, Lauda contro Hunt che, complice qualcosa di leggerino come il rogo dell’austriaco al Nurburgring, vide l’inglese su auto inglese aggiudicarsi il titolo.
L’anno prima, invece, mondiale a Lauda vittorioso su Fittipaldi con la McLaren; infine, campionato 1974, sempre Fittipaldi iridato beffando Ragazzoni e la Ferrari. Trentaquattro anni di sfide che riprendono ora con piloti che all’epoca non erano nati; di più, neppure affollavano i sogni procreativi dei loro genitori. Una sfida che Alonso analizza con lucidità imbarazzante, arrivando addirittura a incoronare il suo vero rivale per il titolo: Raikkonen. «Adesso sarà davvero molto interessante vedere che cosa succede fra i piloti Ferrari - dice lo spagnolo - perché Felipe è stato molto veloce durante tutto l’inverno e negli ultimi test qui in Bahrein; Kimi non ha fatto altrettanto. Però, appena cominciato il campionato, ha subito guadagnato sedici punti e adesso è il rivale più pericoloso nella lotta per il titolo. Comunque, non credo che questa sarà una gara fondamentale per me. Lo sarà per un altro pilota: Felipe Massa. Io posso permettermi di sbagliare, lui no».
E al suo ex compagno, Fisichella, che lo bolla come «pilota fortunato» risponde: «Non saprei, però lo sono stato,
la mia carriera è fortunata e spero prosegua così. Ma questi risultati sono anche frutto dell’impegno, del lavoro di noi tutti alla McLaren: mai avevo lavorato così tanto e forse per questo la F1 è tornata a piacermi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.