Il Ferraris è quasi un campo da golf

Il Ferraris è quasi un campo da golf

(...) dal Giornale, ad agosto. A prima vista, il prato del Ferraris sembrava bello, tutto verde, eppure già durante le prime partite di Coppa Italia erano evidenti rimbalzi del pallone quantomeno sospetti. Le differenze tra le diverse zone del campo non potevano sfuggire agli addetti ai lavori. Nessuno però fiatava. Le convincenti prestazioni del Genoa e le prime partite in trasferta della Samp sembravano anestetizzare il problema.
Tutti i nostri timori li avevamo girati, in perfetta solitudine e a costo di sembrare i soliti guastafeste, all’assessore allo Sport, Giorgio Guerello. Che, conoscendo il calcio e i suoi problemi, non aveva negato che anche lui, del tutto tranquillo non lo era. Si era fidato, e all’epoca continuava a farlo, degli «esperti». Aveva già sollevato qualche perplessità a chi aveva rifatto il campo del Ferraris, ma era stato tranquillizzato da chi sosteneva che quei rimbalzi strani sfuggiti a molti erano solo dovuti al normale assestamento del terreno. E che un minimo ritardo nelle condizioni di «forma» del campo fosse solo dovuto ad una «preparazione» che mirava a una tenuta ideale nei mesi invernali quando tutti i prati dgeli stadi italiani vanno generalmente in sofferenza.
Invece in tutta Italia i terreni sono di un verde meraviglioso mentre a Genova, dove tutto era stato programmato per il meglio e soprattutto non ci sono mai stati «disastri ambientali», le condizioni del Ferraris vengono messe ogni settimana alla berlina da tutti i commentatori delle tv nazionali. Cosa che non è perlatro la più grave, visto che Genoa e Samp pagano con le gambe dei loro giocatori prezzi assai più alti. L’ultimo infortunio di Marco Rossi, dovuto a uno stop difettoso per un rimbalzo irregolare del pallone con il giocatore lanciato a rete, è solo l’ultimo di una lunga serie.
L’assessore Guerello non si tira indietro neppure ora. O meglio, ammette senza difficoltà che il Comune è senza parole. Però chiede solo che siano chiare le responsabilità e le competenze di chi deve intervenire. «Abbiamo speso quest’estate circa 700mila euro per rifare il campo - ribadisce Giorgio Guerello -. Una cifra importante per un intervento definitivo e risolutore. Abbiamo affidato tutto all’Aster, che ha curato direttamente la semina dell’erba e la gestione del terreno. Posso solo dire che da parte nostra non è previsto alcun intervento ulteriore. Aspettiamo di vedere se Aster vorrà relazionarci su quanto sta accadendo». Dall’azienda mista che fa riferimento al Comune, suo azionista di maggioranza, in questi giorni di feste non arrivano notizie relative a un possibile tentativo di «riparazione» durante la lunga sosta di Natale. Silenzio totale. Anche ora che tutti si stanno rendendo conto di come quel lavoro che doveva essere definitivo si sta solo rivelando l’ennesimo intervento destinato a regalare un campo spelacchiato alle squadre genovesi per una metà campionato abbondante.
Pazienza, intanto il giudizio di un importante amministratore pubblico, a proposito dell’importanza del prato di Marassi, è stato appena ribadito. Alessandro Repetto, presidente della Provincia con fondate ambizioni di riconferma, si è la settimana scorsa lamentato del fatto che a Genova sorgono tanti problemi per chi vuole organizzare concerti allo stadio. Precisando ironicamente la sua sorpresa, visto che si tratta di «un campo sportivo prestigioso, ospitante grandi squadre di calcio come il Barcellona e il Porto Alegre». Pazienza se la Samp, dopo un inizio stentato, potrebbe puntare a un ambìto posto in Europa.

E pazienza se il gioco del Genoa, universalmente giudicato tra i migliori e più spettacolari d’Italia, serve «solo» a rincorrere una promozione in serie A. Evidentemente per la città di Genova, con simili campioni in «rosa» (o Margherita, Ulivo, o altra flora), la serie B è già una conquista immeritata.

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