Ferro, un rigore all’Olimpico «La mia prova di maturità»

Tiziano Ferro e Roma. «Una città che mi ha sempre dato più di quello che mi aspettavo. Quando suonavo nei club, la gente mi chiedeva di esibirmi nei palazzetti. E una volta nel palazzetto non erano soddisfatti, volevano lo stadio». Tiziano Ferro e l’Olimpico, per la prima volta. Domani e giovedì, seconda data aggiunta in corsa per accontentare tutti. O almeno provarci. «Mi sento addosso la responsabilità di gestire uno spazio così vasto. Ma devo rilassarmi, è l’unico modo». Tiziano Ferro e una consacrazione impacchettata in un live di oltre due ore con 15 successi. Più i brani del nuovo album, Alla mia età.
Tiziano, che concerto sarà?
«Spettacolare ma senza eccessi. Diciamo che sarà un’esibizione in parte teatrale, con zone e sfumature diverse. Ho la fortuna di lavorare con professionisti che sono in grado di rendere concrete le mie idee».
Ci saranno sorprese?
«Sono due. Una è che eseguirò per la prima volta Non ti scordar mai di me (composta per Giusy Ferreri, ndr). In tanti mi hanno esortato a inserirla in scaletta per sentire l’effetto che fa».
E l’altra? Un’anticipazione?
«Preferisco di no. Mi toglierò uno sfizio, realizzerò un piccolo sogno».
Ha mai assistito a esibizioni dei suoi colleghi all’Olimpico?
«In verità ho visto solo partite di calcio, la Roma con gli amici e la Lazio con mio padre. Come minimo voglio tirare un rigore. Non smonteranno tutte e due le porte, vero?».
Oltre alla musica porta in tour due messaggi di spessore...
«Sono testimonial dell’Avis per raccogliere fondi e ricostruire all’Aquila la casa dello studente e ho deciso di compensare le emissioni del concerto attraverso la forestazione di alcune aree in Italia, iniziative alle quali io stesso parteciperò. Sono piccole cose che rendono migliore lo spirito del mondo. Sarebbe immaturo non pensarci».
E lei a 29 anni si sente maturo?
«Mi sento un privilegiato, ma sono anche felice perché le mie scelte sono sempre state istintive, mai dettate dal calcolo. Non ho svilito la mia integrità, il rispetto di quello che sono. Penso che la maturazione avvenga al contrario, lasciando per strada ciò che è eccessivo. Alcuni angoli si sono smussati e mi reputo più razionale».
Da cosa se ne accorge?
«Sono in grado di ridere di me stesso ed è un antidoto utile nella vita quando sei esposto al giudizio di tante persone. Sono diventato più paziente e autoironico, meno intransigente. Ho perso delle zavorre senza smarrire i valori in cui credo. Non mi sembra male».
Il lavoro se ne giova?
«Questo è il primo tour in cui mi godo la scaletta dall’inizio alla fine. In passato le prime canzoni me le bruciavo con l’ansia, ora sono a mio agio e credo che la gente se ne accorga.

Spero si divertano, un concerto è un’oasi, un modo per lasciare fuori tutto il resto».
Un sogno possibile?
«Vorrei prendere un periodo sabbatico per dedicare tempo di qualità a me stesso. Io parlo e scrivo di persone normali: se la vita non la vivi è impossibile trovare storie che abbiano senso».

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