La Festa del cinema monopolizza anche il botteghino

Ora anche il grande pubblico ammirerà Richard Gere e la Kidman

Alessandra Miccinesi

Donne strattonate da realtà inaccettabili che inseguono un sogno di emancipazione o bramano cupe vendette. Che siano rivoluzionarie fotografe statunitensi o ragazze dell'est ridotte in schiavitù, non fa differenza. Nicole Kidman e Xenia Rappoport sono le protagoniste dei primi frutti spremuti direttamente dalla vendemmia della Festa del Cinema. A far compagnia alle primedonne di Fur e La sconosciuta, c’è però anche l’eccellente truffatore impersonato da Richard Gere in The Hoax, l’imbroglio appunto. Nel divertente film di Lasse Hallstrom, ottima regia e ritmo sferzante, l’ex ufficiale gentiluomo si cala nei panni di Clifford Irving - genio della truffa che negli anni ’70 raggirò il mondo dell’editoria con la presunta autobiografia di Howard Hughes (l’eccentrico magnate del film di Martin Scorsese The Aviator) - il quale, insieme con il socio Dick Suskind (Alfred Molina), tentò una colossale stangata che lo coinvolse nello scandalo Watergate.
Fur - immaginaria biopic raccontata con lampi visionari e raffinato charme dal regista di Secretary, Steven Shainberg - svela la progressiva metamorfosi di Diane Arbus, da donna repressa ad artista iconoclasta, grazie all’incontro (fittizio) con un bizzarro artigiano di parrucche freak affetto da ipertricosi (Robert Downey jr). Figlia di ricchi pellicciai di Central park e moglie-assistente di un fotografo glamour, negli inamidati anni ’50 la Arbus (meravigliosamente interpretata da Nicole Kidman) riuscì a emancipare il suo spirito libero grazie all’arte dello scatto. Il film, ispirato alla biografia di Patricia Bosworth, esalta lo snodo cruciale della vita dell’artista che rivoluzionò il mondo della fotografia puntando la sua fedele Leika su soggetti dai caratteri esasperati: nani, donne barbute, gemelle siamesi, deformi, barboni, e nudisti. (in 15 sale e in originale al Metropolitan). Una ragazza in fuga da un tormentoso passato, un laido sfruttatore di prostitute, una famiglia che custodisce segreti. C'è aria di thriller insanguinato nel cupo film di Giuseppe Tornatore, che a sei anni di distanza da Malèna (ma il pensiero vola a Una pura formalità) cambia registro, e gira un noir di ordinaria brutalità - lo sfruttamento della prostituzione e i parti su commissione per le adozioni illegali - nato da un assunto: mai delegare la gestione dei sentimenti agli estranei. In una Trieste irriconoscibile, una ragazza ucraina con trascorsi da incubo (l’attrice russa Xenia Rappoport) spia i movimenti di una famiglia di orafi e, con l’abilità di chi riesce sempre a cadere in piedi, toglie di mezzo la fedele governante prendendone il posto: dal suo arrivo in casa, però, nulla sarà più come prima.

Cast di lusso - Michele Placido, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Angela Molina, Piera Degli Esposti, Alessandro Haber - per un film di genere che privilegia la forza dei sentimenti a scapito della denuncia sociale. (in 21 sale).

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