Cultura e Spettacoli

Festival di Roma: Yoyocu, dal giappone eros da non perdere

Il documentario di un patriarca del porno

Ad Extra, una delle sezioni di punta del Festival di Roma, passa stasera un erotismo da non perdere quello di 'Yoyocu In The Land of The Rising Sex', documentario giapponese di Masato Ishioka. Per questo docu intanto non si parli di pornografia, anche se ad ansimare sono uomini e donne nudi con i sessi appena velati da un retino. Infatti Yoyochu, nome d'arte del patriarca del cinema per adulti giapponese, forse del tutto inconsapevolmente ha fatto da sempre un altro mestiere: lo studioso dell'erotismo applicato. O meglio, il teorico di una sorta di rebirthing erotico (una specie di orgasmo terapeutico che apre a una seconda nascita). Yoyochu, dopo una giovinezza esuberante votata alla malavita - è stato uno yakuza («ho fatto tante terribili cose» dice a un certo punto nel documentario) - è oggi considerato in Giappone da molti un guru e da altri uno squallido personaggio che si è arricchito con il sesso. Ma se si guarda bene al documentario, scelto dal curatore Mario Sesti, si legge in questo regista-porno ormai 72/enne un'autentica passione conoscitiva: «Avevo voglia di capire cosa prova davvero una donna nell'orgasmo» dice più volte nelle interviste del filmato. Così, in quello spazio così prevedibile e ripetitivo che è il genere erotico in cui tutto è vero tranne l'orgasmo, qui la prospettiva si ribalta. E si mettono in scena serie di video come The Onanix con le più raffinate tecniche di masturbazione, per poi passare all'ipnosi e a particolari forme di massaggio pur di ottenere orgasmi perfetti. Tra i molti involontari insegnamenti di questo documentario, il fatto che nel porno è più efficace utilizzare non professionisti ed evitare sempre ragazze troppo carine (la bellezza, per l'autore, non si lascia andare facilmente). E anche il fatto che l'orgasmo, quando è vero, crea una sorta di connessione tra la coppia che fa sesso e chi assiste.

Una visione dionisiaca che il regista mette in scena più volte, mostrando appunto un tradizionale amplesso che crea orgasmi negli astanti che assistono alla performance.

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