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Per la Fials l’accordo sui precari non garantisce la stabilizzazione

La Regione: risolveremo i problemi per tremila lavoratori. Ma la legge finanziaria non lo consente

Antonella Aldrighetti

Ma quale sanatoria del precariato? L’accordo regionale sbandierato come stabilizzazione del personale sanitario atipico altro non è che il «via libera», governo Prodi permettendo, all’apertura delle procedure concorsuali quando il contingente che attualmente è in servizio attivo, andrà in pensione. Eppure la giunta ulivista di Piero Marrazzo ha annunciato, fiato alle trombe, che già nei primi mesi del 2007 ci sarà un contratto di lavoro a tempo indeterminato per almeno 3mila precari. Seguiranno poi gli altri 4mila.
Una trovata bizzarra che maschera la necessità di dover bandire un concorso pubblico o riservato, ma comunque un concorso come già stabiliscono le normative vigenti, che celerebbe pure un’altra magagna quando si tratta di analizzare gli accessi per alcune categorie atipiche. Già perché i lavoratori precari stabilizzati non potranno superare, stando alla regole fissate nella Finanziaria Prodi in discussione in queste ore alla Camera, il vincolo di 2 lavoratori ogni 10 collocati in pensionamento. Una trovata che a qualche sigla sindacale non piace per niente visto che «con queste enunciazioni la giunta regionale snobba la buonafede di tutti quei precari che, da un anno a questa parte, hanno confidato nei tavoli di concertazione attivati presso l’assessorato alla Sanità e l’assessorato al Lavoro mentre ora, i vincoli dell’accordo stipulato dagli assessori Augusto Battaglia e Alessandra Tibaldi - incalza il segretario regionale della Fials Confsal Gianni Romano - risultano essenzialmente peggiorativi rispetto alle proposte avanzate su quei tavoli. È pericoloso prendere per il naso chi quotidianamente lotta con l’incertezza del proprio futuro». Da «radio corsia» invece, più che prendere per il naso i precari, si ipotizza che la giunta di Piero Marrazzo stia cercando di prendere tempo per tamponare le ire dei cosiddetti «lavoratori fantasmi» dinanzi a richieste sempre più serrate di regolarizzazione. Ma quali sono le effettive riserve della regolarizzazione? Quelle degli organici prima ancora che delle disponibilità di budget. «Prima di bandire la procedura di un concorso per la ricerca di personale, e quindi sanare le posizioni lavorative dei 7.000 precari della sanità che prestano servizio nel Lazio, dovranno andare in pensione almeno 35.000 dipendenti a tempo indeterminato impiegati tra Asl e aziende ospedaliere: praticamente tutti gli operatori che oggi incontriamo nelle corsie e negli ambulatori - specifica il sindacalista della Fials Confsal -. E questo nella migliore delle ipotesi ovverosia che i vincoli posti in essere nella bozza della Legge Finanziaria rimangano tali e quali a come sono stati fissati».
Ma non sono solo questi i nodi da risolvere perché, esaminando il testo dell’accordo in questione, verrebbero fuori altre criticità. Eccole. «La pseudo-stabilizzazione verrà comunque vincolata agli organici e quindi verrà resa inapplicabile in caso di eccedenza di personale e in assenza di pianta organica: un caso che - chiosa Romano - in qualche azienda non è neppure troppo remoto.

Andando oltre abbiamo scovato pure altri codicilli che metteranno i bastoni fra le ruote di quello che dovrebbe essere una sorta di processo di regolarizzazione fittizia: il rinnovo del rapporto di lavoro precario nel periodo in cui è in corso la procedura concorsuale, non viene assicurato oltre il limite temporale consentito dalla legge». Verrebbe da dire che, in qualche caso si passerebbe dalla precarietà alla disoccupazione.

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