Cultura e Spettacoli

Fiamma Satta: «Da lunedì avrò l'Una storta»

Per tutto agosto la scrittrice manderà in onda su Radiodue le piccole indignazioni quotidiane: dalla rabbia contro chi si conta le rughe al fastidio verso chi sbaglia i congiuntivi. Tra gli ospiti, Verdone, Litizzetto, Bonino, Sartori

Indignazioni piccole piccole, microscopiche, talvolta persino trascurabili, se non addirittura ridicole: ma tutte insieme fanno venire la luna storta. Le metterà in onda, da lunedì prossimo alle 13 su Radiodue, Fiamma Satta, sceneggiatrice, scrittrice, autrice radiofonica. Nel titolo della trasmissione c'è tutto il programma: «L'una storta».
C'è l'irritazione per «chi mette i libri negli scaffali in ordine di altezza o per abbinamento di colore», e quella, forse più profonda, «per chi si conta le rughe». C'è l'urto di nervi nei confronti di «chi suona il clacson appena scatta il verde» e c'è pure il fastidio «chi ti tocca senza un motivo specifico».
Non si può dire che affronta grandi temi...
«Certo, la giustizia sociale non c'entra e la pace nel mondo nemmeno. Lo ammetto, questi sono problemi minimi, di comportamento, di bon ton, capaci però di rovinare la giornata, provocando appunto quei piccoli risentimenti che tutti hanno provato almeno una volta» .
E come si troverà una persona allegra come lei, che ha dato vita alla Trave nell'occhio, nei panni dell'indignata speciale?
«Benissimo. Brio e leggerezza, questa è la mia ricetta per la trasmissone. Trenta minuti senza prendersi troppo sul serio ma dicendo comunque pane al pane».
All'una (storta) un lamento alla luna?
«No, nessun soliloquio. Ne parlerò con gli ascoltatori e con gli ospiti che si alterneranno al microfono: da Carlo Verdone a Giovanni Sartori, da Luciana Litizzetto a Giancarlo De Cataldo, da Emma Bonino a Paola Saluzzi a Daria Bignardi, etc etc».
Come sarà il tono del programma?
«Sarà lieve. Come diceva Giovenale, Facit indignatio versum, è l'indignazione che ci dà le parole, che ci fa parlare. Le cose ci fanno arrabbiare sono molte, ma è agosto, santo cielo, e poi è ora di pranzo. Come si fa?»
Ecco, come si fa?
«Si fa con allegria, senza farne drammi o moralismi. La misura della trasmissione sarà infatti sotto l'ala e la protezione della leggerezza, intesa come diminuzione di peso e non di senso».
Certo, l'elenco della cose, e delle persone, che lei non sopporta è piuttosto lungo. E anche abbastanza bislacco. Si va da chi usa il termine icona mediatica a chi continua imperterrito a vedere i serial americani sugli ospedali...
«Ebbene? Sono queste le cose che mi provocano piccole ma fastidiose indignazoni. Per esempio, non sopporto chi ha il tapis-roulant in salotto. e nemmeno chi va alla mostra di Magritte pensando che sia una nuova dieta. E chi sbaglia i congiuntivi? Poi ci sono le postfemministe: quelle che appendono in bagno il poster di Alessandro Gassman perché credono nella parità dei diritti, quelle che vengono bene anche nelle fototessere e quelle che fanno il corso di sommelier perchè credono nella parità dei diritti e così possono scegliere il vino. Che dire poi di chi ti invita a casa e ti fa vedere foto, video e magari i rimasugli secchi del bouquet del matrimonio. O di chi, cafone, risponde agli sms il giorno dopo. O anche, orrore, di chi ti guarda dall'alto del Suv e applaude ai funerali»?
Va bene. Però non ci ha ancora spiegato come funzionerà in pratica il programma.
«Ogni puntata verrà aperta da una o più di queste piccole indignazioni che offriranno uno spunto iniziale per l'argomento del giorno. Un tema legato all'attualità o ad una storia interessante, che verranno poi affrontati con l'ausilio di un ospite al telefono (o in studio). Inoltre, durante il corso di ogni puntata verrà detta una parola che gli ascoltatori potranno facilmente memorizzare, per un totale di 25 parole. Queste formeranno una breve poesia che verrà svelata e letta dall'ospite dell'ultima puntata. Il tutto con la canzone Selene di Domenico Modugnodi sottofondo, Se la ricorda? Selene- ene- a/ com'è bello stare qua».

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