Il risultato dell’assemblea straordinaria degli azionisti Fiat, chiamata lo scorso 16 settembre a esprimersi sullo scorporo del gruppo, è arcinoto: il 39% delle azioni rappresentate ha votato sì allo spin-off, mentre a dissentire è stato il 7 per cento. Ma tenendo conto che la Exor della famiglia Agnelli rappresenta il 30% del capitale (all’assise a votare «sì» per delega di 332 milioni 587mila 447 azioni, di cui 31 milioni 82mila 500 privilegiate, è stato Fernando Massara) e isolando a questo punto gli altri soci, si è visto come la proposta di scissione del Lingotto in Fiat Spa e Fiat Industrial è passata in modo risicato: l’8% contro il 7. Ma chi ha votato contro lo spin-off? Il Giornale è entrato in possesso del verbale dell’assemblea, non diffuso attraverso il sistema telematico di Borsa Italiana, e ha spulciato tra i nomi di fondi, fondazioni, trust, assicurazioni, banche e società varie per vedere da chi era composto il 7% dei «ribelli», in tutto 400. Eccoli, allora, concentrati in due grupponi: il primo valeva 51 milioni 810mila 918 azioni ordinarie Fiat ed era rappresentato, per delega, da Cinthya Luglio Velarde. Tra i «no» più pesanti si segnala quello del governo norvegese, con il suo blocco di azioni (19 milioni 423mila 906) e agente Jp Morgan. Seguono, con un blocco da 6 milioni 194mila 700 azioni, il fondo americano Overstone; con 2 milioni 594mila 727 titoli, il fondo previdenziale giapponese ( Master trust Bank of Japan ); 1 milione 534mila 4 95 azioni per il Vanguard total international stock index fund ; quindi la State street bank and trust company investment funds for taxempt (1 milione 307mila 221), nonché un fondo texano di insegnanti ( Teacher retirement system of Texas ) il cui peso corrisponde a 1 milione 57mila 779 azioni. A votare contro, nello stesso gruppo delegante, anche il fondo oneri nucleari ( Nuclear liabilities fund limited ); il fondo pensioni e risparmi Johnson&Johnson; il fondo previdenziale della Bp; e il board investimenti dello Stato dell’Illinois. Non mancano i concorrenti di Fiat Auto e soprattutto Chrysler, negli Stati Uniti: ovvero la Fondazione Ford (389.814), un fondo che che fa sempre capo al gruppo di Dearborn ( Ford motor company defined benefit ) e un piccolo trust canadese sempre legato a Ford. C’è anche General Motors, attraverso due trust canadesi, tra i contrari. Con 4.737 azioni fa parte del maxi-gruppo anche un’associazione delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi. Il secondo «battaglione» di contrari era invece rappresentato da Marco Russo. In tutto 31 milioni 540mila 212 azioni del Lingotto. A distinguersi per il peso del pacchetto di titolo, in questo caso, Lazard asset management ( 4 milioni 614mila 681); il trust del Marathon London Group (3 milioni 90mila 917); il fondo investimento del Tesoro dello Stato del Nord Carolina (2 milioni 638mila 717), la fondazione di carità Jordan (53mila 296). Tra i singoli azionisti spicca il «signor no» per eccellenza nelle varie assemblee Fiat, cioè Marco Geremia Carlo Bava, portatore di due deleghe per complessive 2mila azioni. Tra i favorevoli, la lista non poteva che aprirsi con Maria Sole Agnelli (6.583 azioni), sorella dell’Avvocato, e proseguire, scorrendo l’elenco dei nomi di casa Fiat, con Alfredo Altavilla, amministratore delegato di Fpt e Iveco, nonché membro del board di Chrysler (17.158); il responsabile acquisti Gianni Coda(4.158); l’ex numero uno di Iveco e ora direttore regionale della Sanità piemontese Paolo Monferino (226); Eugenio Razelli, presidente dell’Anfia e amministratore delegato di Magneti Marelli (6.908 azioni). Ma perché tutti questi no da parte di investitori istituzionali? A ripondere è un analista: «Un voto contrario - a mio parere - non ha senso, in quanto l’operazione di spinoff non fa altro che generare valore. A incidere, probabilmente, è stata la modifica dello Statuto in funzione antiscalata.
La decisione del consiglio del Lingotto, in pratica, di mettere in atto, in caso di scalata ostile, qualsiasi operazione difensiva senza doverla far autorizzare preventivamente dall’assemblea. In questo caso, comunque, ritengo che la portata dell’operazione di scorporo travolga come importanza tale modifica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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