Fiat, le intese sul tavolo di Marchionne

Iveco con Saic, Tata chiede motori e punta su Torino per allargarsi nel Mercosur. Il socio europeo

Pierluigi Bonora

da Milano

La cinese Saic con Iveco, l’indiana Tata e un misterioso socio europeo per Fiat Auto: da questo fine settimana al consiglio di amministrazione del Lingotto, che il 27 luglio dovrà approvare i conti del secondo trimestre, ogni giorno potrebbe essere quello buono per conoscere più nei dettagli la strategia del gruppo torinese sul tema delle cooperazioni industriali. Un punto fermo, in questo momento, è l’accordo che l’amministratore delegato di Iveco, Paolo Monferino, si appresta a siglare con il colosso Saic. L’intesa permetterà all’azienda torinese di sviluppare con i cinesi un’importante partnership a lungo termine nel settore dei Tir. La Cina, per Iveco, rappresenta il primo fondamentale passo verso «la trasformazione da costruttore internazionale a globale», come annunciato alcuni giorni fa dall’amministratore delegato di Fiat Group, Sergio Marchionne.
La seconda fase di espansione avrà invece per oggetto l’India. Proprio da questo Paese, in proposito, arrivano molti indizi che tra il colosso Tata e Fiat Auto sia giunto il tempo di dare maggiore concretezza alla recente alleanza. Torino, per esempio, potrebbe assicurare agli indiani una maxi-fornitura di motori diesel da montare su city-car e utilitarie. A interessare Tata è la gamma Multijet 1.3 e tutti i piccoli propulsori che Fiat Powertrain Technologies ha in cantiere. Un approvvigionamento che darebbe un importante contributo alla soluzione dei problemi delle magalopoli indiane soffocate dallo smog.
Gli stessi motori, inoltre, verrebbero utilizzati dalla Tata per equipaggiare la rinnovata gamma di veicoli che la casa indiana ha in programma di portare in Europa. Ma a Ratan Tata, il tycoon a capo di un impero che spazia dai trasporti alle telecomunicazioni, Asia ed Europa non bastano. Ecco perché, secondo quanto risulta al Giornale, si appresterebbe a siglare con Fiat un accordo che gli permetterà di allargare il business in America Latina. Nel mirino degli indiani c’è l’impianto argentino di Cordoba, costruito dalla Fiat a metà degli anni ’90, e dove il gruppo di Torino ha deciso recentemente di investire 43 milioni. È la stessa fabbrica che dal 2007 assemblerà il cambio che Peugeot e Citroën, alleate storiche di Torino, monteranno sulle vetture vendute in Sudamerica (140mila unità l’anno per 10 anni e un investimento congiunto Fiat-Psa di 1,1 miliardi).
A Cordoba, in quella che un tempo sarebbe dovuta diventare una sorta di «Melfi 2», Tata potrebbe produrre il pick-up/Suv presentato al Salone di Ginevra, per poi proporlo sui vari mercati.

C’è chi azzarda, in proposito, l’ipotesi della nascita di un accordo sulla falsa riga di quello siglato da Fiat con Suzuki per la produzione, in Ungheria, di un Suv a doppio marchio.
E veniamo al misterioso socio europeo: gli spazi di collaborazione con Torino non mancano, a partire dal futuro Crossover Fiat. Il team di Marchionne è soprattutto attento alla condivisione di pianali e componenti.

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