Fiat-Opel, in Europa produzione ridotta del 20%

Sarebbero due le offerte presentate l’altra sera da Fiat al governo di Berlino: una riguarda le nozze con Opel e la collegata inglese Vauxhall; l’altra, oltre ai due marchi, si allarga anche alle attività sudamericane di General Motors. Ad affermarlo è Automotive News, mentre il sito del Frankfurter Runschau, citando fonti vicine ai negoziati, sostiene che la società europea che nascerebbe dalla fusione con Opel non include il marchio Lancia, il cui destino a quel punto sarebbe solo italiano. Cominciano ad affiorare i primi particolari su quanto contenuto nelle lettere d’intento depositate da Fiat, Magna e il fondo Rhj (gruppo Ripplewood).
A questo proposito il consiglio di fabbrica di Opel ha invitato i potenziali investitori di Opel martedì a Rüesselsheim per illustrare i loro progetti. Magna e Rhj avrebbero garantito la loro partecipazione, Fiat ancora no.
Sergio Marchionne, rispondendo alle domande di Der Spiegel on-line, ha intanto confermato l’indiscrezione del Giornale secondo cui la capacità degli impianti di Gm in Europa e di Fiat post integrazione dovrà essere ridotta, in quel caso del 20%. L’amministratore delegato del Lingotto ha quindi ribadito che i quattro stabilimenti tedeschi resteranno in funzione e che i tagli previsti saranno suddivisi in tutto il continente. Sul futuro delle fabbriche italiane è invece intervenuto il presidente di Fiat, Luca di Montezemolo: «Si deciderà a bocce ferme», ha affermato. Dai ministri Claudio Scajola (Sviluppo economico) e Maurizio Sacconi (Welfare) è invece arrivata la conferma che nella prossima settimana sarà convocato il tavolo con i sindacati. «Dovremo evitare licenziamenti e mantenere i nostri siti produttivi capaci di produrre», ha avvertito Sacconi.
Marchionne, a questo punto, procede spedito nella sua missione di creare il secondo costruttore mondiale di auto, incurante degli attacchi che provengono dalla Germania e dello scetticismo dei sindacati. «Alla fine - ha commentato in occasione del suo incontro con i membri della famiglia Agnelli - la nostra è l’unica offerta con contenuti e valori industriali; le altre o non hanno consistenza produttiva o sono sostanzialmente finanziarie. Possono piacere ai sindacati perché pensano di poter condizionare certi manager esperti di finanza e meno di industria». È seguita un’altra rassicurazione, rivolta direttamente al personale di Gm Europa: «La nuova società coprirà tutti gli obblighi pensionistici delle controllate (circa 4 miliardi)». Ricevute le lettere, il governo tedesco lunedì dovrebbe dare una prima valutazione, forte anche delle osservazioni che il ministro dell’Economia, Theodor zu Guttenberg, raccoglierà nel blitz a Detroit nel fine settimana. Non bisogna infatti dimenticare che Gm Europa fa capo a General Motors (che parteggerebbe per Magna) e che anche la task force di Washington, nella cui mani è lo stesso destino del gruppo di Detroit, dovrà pur dire qualcosa. Una prima bocciatura esplicita è comunque già arrivata: il leader delle tute blu di Opel, Klaus Franz, ha giudicato «inadeguato» il piano del fondo Rhj. Marchionne ha voluto infine ringraziare le tre banche global coordinator, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Goldman Sachs (questo istituto, proprio nei giorni scorsi, aveva alzato il target price del Lingotto da 7 a 10 euro), che forniranno a Fiat «consulenza e supporto per tutte le operazioni che si renderanno necessarie nei prossimi mesi».

«Il consolidato rapporto con queste banche, che ci hanno accompagnato e hanno attivamente contribuito al rilancio di Fiat degli ultimi anni - ha ricordato Marchionne - ci dà la tranquillità e la fiducia necessarie per intraprendere questo progetto».

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