Fiat, ora la Fiom canta vittoria La Uilm: «È solo disperazione»

«E adesso restiamo in fabbrica per diritto e senza alcun vincolo, la Fiom ha vinto. Siamo pronti a sostenere tutti i lavoratori che volessero intentare a Fiat cause individuali per vedersi riconosciuto il diritto a “traghettare” nella Newco con le modalità del vecchio contratto 2008». Maurizio Landini e Piergiovanni Alleva, rispettivamente leader e coordinatore della consulta legale del sindacato metalmeccanico, commentano a modo loro la sentenza «bipartisan» del giudice del lavoro di Torino: sì agli accordi su Fabbrica Italia di Pomigliano (successo Fiat), sì all’atteggiamento antisindacale del Lingotto (successo Fiom).
Solo le motivazioni, che potrebbero arrivare i primi di settembre, faranno chiarezza su una sentenza che continua a far discutere e dà modo alla Fiom di dare addosso a Fiat. Un risultato, comunque, Landini lo ha già ottenuto: la sospensione degli investimenti per 1,5 miliardi, da parte del Lingotto, su Mirafiori e Grugliasco, particolare che non farà passare un’estate tranquilla a migliaia di famiglie. Con il rischio, poi, che il congelamento si allarghi al resto delle fabbriche (unica esclusa è Pomigliano, dove i lavori di ammodernamento sono in fase avanzata) e si trasformi in un ridimensionamento del piano Fabbrica Italia. «Quelli della Fiom distruggono tutto - commenta Rocco Palombella (Uilm) -; la verità è che i loro iscritti cominciano a cancellarsi perché quello è un sindacato che non dà più garanzie ed espone i lavoratori. La loro è una strategia della disperazione». All’indomani della ripresa del tavolo sull’auto con Federmeccanica, tra il blocco che ha accettato le nuove impostazioni del lavoro nella fabbriche del settore (Fim, Uilm, Fismic e Ugl) e la Fiom, la distanza è sempre più ampia». «Evidentemente - aggiunge Roberto Di Maulo (Fismic) - gli insuccessi danno alla testa. Contrasteremo questa guerriglia realizzando, da settembre, il contratto nazionale specifico per i lavoratori dell’auto insieme con la Federmeccanica o al di fuori di essa. E ci chiediamo, a questo punto, che credibilità abbia la firma della Cgil sull’accordo interconfederale del 28 giugno se la principale categoria di quella confederazione ne rifiuta, in maniera così palese, le regole basilari».


«Noi - commenta Giovanni Centrella (Ugl) - abbiamo firmato quell’accordo con convinzione, accettando precise condizioni, anche per non offrire a Fiat l’alibi perfetto per abbandonare Pomigliano, dopo Termini Imerese e la Cnh di Imola». E Gerado Giannone, operaio-sindacalista di Pomigliano: «Non è accettabile - afferma - porre sulla stesso piano chi ha salvato il lavoro a Napoli e chi campa sulle fatiche altrui, senza responsabilità».

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