Fiat Panda e i suoi primi 30 anni

GinevraAl Salone di Ginevra, che si chiude oggi, è stato festeggiato un compleanno molto speciale tra i tanti anniversari di brand come Alfa Romeo e Jaguar: quello per i 30 anni della Fiat Panda. Tre decadi per un modello che già con la prima serie, andata in pensione nel 2003, aveva scritto un corposo capitolo dell’affascinante storia dell’automobile e che, con Nuova Panda, ha ora toccato il record di 6 milioni di unità prodotte, un traguardo mai raggiunto da nessun’altra city-car. Disegnata da Giorgetto Giugiaro alla fine degli anni ’70 e indubbiamente ispirata, concettualmente, a spartane cittadine come Citroën 2Cv, Renault 4 e Mini Minor, la Panda, economica, funzionale e pratica, ha rappresentato fin dall’inizio la sintesi ideale di tutto ciò che l’aveva preceduta aggiungendovi un’indubbia carica di simpatia.
Un’auto che come simbolo di libertà ha attratto le «new generation» che si sono succedute nel tempo, forte di una linea inconfondibile, unica, e di interni essenziali ma di estrema versatilità, con sedili che potevano addirittura trasformarsi in un grande letto. Con quelle forme, anche se con interni via via più «borghesi» e con l’asse rigido che al ponte posteriore andò a sostituire le leggendarie balestre, la prima Panda è rimasta in servizio per 22 anni, conservando il primo posto nelle classifiche di vendita fino all'ultimo giorno e chiudendo la carriera con 4,5 milioni di pezzi venduti. Fenomeno nel fenomeno è stata la 4x4 del 1983, capace di superare ostacoli insormontabili per pesanti e costosi gipponi grazie alla trazione integrale della Steyr Puch, quasi una versione stradale dell’inarrestabile Haflinger prodotto dalla casa austriaca. Padrona assoluta della neve fresca, sulla quale galleggiava in sicurezza con i suoi 740 chilogrammi di peso, la 4x4 è diventata interprete di uno stile di vita e compagna instancabile di chi in fuoristrada ci va per davvero. Pur avendo meditato per alcuni mesi di mutare il nome al momento del cambio generazionale (avrebbe potuto essere Gingo ma, per fortuna, Renault, titolare di Twingo, si oppose) Fiat è riuscita a infondere nella Nuova Panda il Dna del primo modello. Certo, le linee sono state profondamente riviste, ma restano l’abitacolo a sviluppo verticale, la coda tronca e squadrata e gli interni da compatto Mpv che esaltano il lato funzionale. La Panda ha conservato la sua economicità anche nella seconda serie, riuscendo a fare addirittura meglio, come risulta da uno studio di Fiat: nel 1980 un impiegato medio doveva impegnare nove mensilità per acquistare una Panda, mentre oggi ne bastano sei. Tra i tanti primati stabiliti dalla city-car italiana c’è anche il riconoscimento «Car of the Year», ottenuto nel 2004, insieme a quello italiano di «Auto Europa».
Se Panda è riuscita a conquistare tanti milioni di automobilisti e in un arco di tempo così lungo, buona parte del merito va ai propulsori che l’hanno via via equipaggiata: dal bicilindrico, 650 cc, che era montato sulla 126, al diesel del 1986 - il primo in questa classe di vetture - dal Fire, sempre dell’86, alle motorizzazioni bifuel di oggi a benzina/metano e benzina/gpl. In un futuro non lontano ci sarà ancora un bicilindrico, ma questa volta si tratterà dell’ultimo gioiello tecnologico, il Twin Air sviluppato da Fiat Powertrain Technologies che darà vita a una famiglia di propulsori leggeri e poco ingombranti che avranno potenze massime comprese fra 65 e 105 cv, motori a bassissime emissioni di anidride carbonica ai quali si affiancheranno sistemi alternativi su una vettura per la quale, nel 1990, era già stata creata la versione elettrica Elettra.

Per buona parte di queste innovazioni bisognerà attendere la terza generazione, che si presenterà con forme più arrotondate nel frontale, per adeguarsi alla nuova «aria di famiglia», conservando la coda a sviluppo verticale. Per «Panda 3», Fiat cambierà anche il sito di produzione, non più Tichy, in Polonia, ma quello italiano di Pomigliano d’Arco.

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