Fiat a segno: Marchionne in sella a Chrysler

NOMINE Nel Michigan sbarcano tre operativi di Torino, confermato il «guru» Press. Vola il titolo in Borsa

Fiat a segno: Marchionne in sella a Chrysler

Le ragioni che la scorsa notte hanno portato la Corte Suprema di New York a dare il via libera all’operazione Fiat-Chrysler, dopo 24 ore di tensione e la minaccia dei legali italiani di voler rinegoziare l’accordo, sono sostanzialmente tre: il buon senso; la presa d’atto che un allungamento dei termini sarebbe stato il colpo di grazia per l’azienda; la consapevolezza di fare uno sgarbo, con possibile effetto boomerang, al presidente Barack Obama, il quale aveva messo in guardia i giudici dal pesante impatto economico e occupazionale che un blocco dell’affare, più volte benedetto da Washington, avrebbe causato.
E così, nel pomeriggio di ieri, le tormentate nozze tra Fiat e Chrysler sono state celebrate, con il plauso della Casa Bianca, «rincuorata» per il buon esito dei negoziati.
Anche Piazza Affari ha mandato simbolicamente i suoi auguri, con un più 4,85% a 7,79 euro del titolo Fiat. «Questo è un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest’ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l’intera industria automobilistica», ha commentato Marchionne, il quale ha definito l’alleanza «un passo fondamentale per risolvere i problemi che affliggono il comparto dell’auto». «D’ora in avanti - ha aggiunto - lavoreremo alla definizione di un nuovo modello di riferimento per le aziende automobilistiche che vogliano produrre utili».
L’alleanza con gli americani consentirà al gruppo di posizionarsi, con circa 4 milioni di veicoli prodotti, al sesto posto tra i costruttori mondiali. Un primo importante passo in direzione dei 6 milioni di veicoli che Marchionne ritiene «massa critica» per poter essere competitivi. Fallito l’assalto a Opel, più per ragioni politiche che industriali, i prossimi mesi vedranno il top manager lavorare a testa bassa su Chrysler, ma con le antenne sempre all’erta per cogliere le eventuali opportunità che si presentassero.
Presidente Bob Kidder (Morgan Stanley), con ceo Marchionne, quanto prima si conosceranno gli altri componenti del cda, di cui fanno già parte Altavilla (Fiat) e Lucio Noto (ex Exxon Mobil). La squadra di manager selezionata da Marchionne ricalca lo schema di Fiat (un capo per ogni marchio e divisione), con l’eccezione della nomina dell’ex presidente Jim Press, profondo conoscitore del mercato Usa, a una sorta di «vice-ceo» per il periodo di transizione. Tre gli uomini prelevati da Torino: il responsabile della finanza di Fiat Group Automobiles, Richard Palmer, che farà lo stesso tipo di lavoro in Usa; Pietro Gorlier, nuovo responsabile di Mopar (società che si occupa dei ricambi) e della soddisfazione del cliente; e Gualberto Ranieri, a cui è stata affidata la direzione della comunicazione interna ed esterna di Chrysler Group. A capo del design è stato confermato il trentottenne Ralph Gilles, soprannominato «il genietto», dalla cui matita sono usciti alcuni dei modelli di maggiore successo. Peter Fong, l’inglese Mike Manley e Michael Accavitti si occuperanno, rispettivamente, dei tre marchi del gruppo: Chrysler, Jeep e Dodge.

Sono 24 in tutto gli uomini sui quali Marchionne ha deciso di puntare. Nell’atrio della sede di Chrysler, ad Auburn Hills, troneggia da alcuni giorni una Fiat 500, il simbolo della rinascita di Fiat. È come se Torino avesse issato la sua bandiera sul pennone di Detroit.

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