Fiat, si gioca a Pomigliano il futuro in Italia

Settimana intensa e probabilmente decisiva, sul fronte contrattuale, per il gruppo Fiat. Al lancio mondiale della nuova Panda, programmato mercoledì, primo atto concreto del piano Fabbrica Italia e momento di svolta per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, alla sua ultima prova d’appello, potrebbe aggiungersi la definizione del cosiddetto «Contratto Fiat». Partiamo proprio dal negoziato che riprende oggi dopo la pausa del weekend. In verità, sono due i contratti in discussione: quello, appunto, che riguarda gli impianti Fiat e che si basa sul «modello Pomigliano» (l’accordo del 29 dicembre 2010) e l’altro, con al tavolo Federmeccanica, che intende disciplinare il settore auto in senso lato, creando una finestra all’interno del Contratto nazionale dei metalmeccanici sulla falsariga di quanto è stato fatto per il settore siderurgico. Le parti, la Fiat e i sindacati (eccetto la Fiom), contano di chiudere in questi giorni, anche se i nodi da sciogliere non sono di poco conto. C’è il problema delle ore di straordinario il sabato (da 40 a 120) e per le quali i sindacati chiedono più soldi. E poi la clausola anti-assenteismo, con l’obiettivo di arrivare al 3,5% di assenze per malattia durante l’anno. In questo caso i rappresentanti dei lavoratori Fiat vogliono portare la trattativa fabbrica per fabbrica e non generalizzare.
Un altro punto riguarda il mantenimento del meccanismo degli scatti d’anzianità, fino ad arrivare al premio di risultato che dovrebbe compensare lo sforzo dei lavoratori in direzione di una maggiore competitività. «Su questo tema - dice un sindacalista che partecipa ai negoziati - il Lingotto non ha ancora dato una risposta definitiva». Altro nodo da sciogliere riguarda l’applicazione del sistema di lavoro «Ergo-Uas»: la riduzione dei tempi delle pause in cambio del miglioramento delle postazioni lungo la catena di montaggio. In proposito, le sigle sindacali hanno chiesto che l’applicazione del metodo «Ergo-Uas» sia prima oggetto di una sperimentazione.
Fin qui la questione del «Contratto Fiat», da non confondere con il «Contratto dell’auto» che vede in lizza, con i sindacati, Federmeccanica (qui Fiat non c’è).
E ora la Panda «made in Pomigliano». Proprio dalla Campania è partita la guerra che ha decretato la rottura tra i sindacati, diviso i lavoratori, e dato il via al divorzio di Fiat da Confindustria. Il modello che uscirà dalle linee dello stabilimento rimesso a lucido grazie a un’iniezione di oltre 700 milioni decisa dall’amministratore delegato Sergio Marchionne, rappresenta il «motore» della speranza per 4.367 lavoratori, che dopo tre anni di cassa integrazione, ed il rischio di chiusura dell’impianto alle porte di Napoli, possono finalmente tirare un respiro di sollievo insieme alle loro famiglie. Più di 250 i giornalisti italiani, e 500 quelli provenienti dall’estero, che proveranno da mercoledì, per la prima volta, la vettura sulle strade del Napoletano.
A Pomigliano d’Arco, che dopo 40 anni dice addio al marchio Alfa Romeo, tutto è pronto per la presentazione della nuova Panda che, comunque, manterrà un profilo basso vista la situazione in cui si dibatte il Paese. Marchionne, accompagnato dal presidente della Fiat, John Elkann (primo esponente della famiglia Agnelli a metterci piede), saranno presenti mercoledì all’interno della fabbrica che raggiungeranno in elicottero per evitare «contatti» con il presidio che Fiom e Cobas hanno annunciato ai cancelli del sito. Oggi, inoltre, si avranno le conferme dei ministri Corrado Passera (Trasporti) ed Elsa Fornero (Lavoro), attesi con le altre autorità locali alla presentazione ufficiale del rinato stabilimento campano e, ovviamente, per testare di persona la Panda.

Spetta ora agli operai di Pomigliano dimostrare a Marchionne che «la scelta irrazionale di produrre la Panda» in Campania, in realtà potrebbe essere il passo decisivo dell’auspicata svolta italiana del Lingotto. Una responsabilità non da poco.

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