Economia

Fiat, strada spianata su Chrysler ora Marchionne punta alla Saab

Mentre dagli Usa il tribunale ha dato il via libera alla procedura accelerata per la ristrutturazione di Chrysler, spianando di fatto la strada all’alleanza con Fiat (Sergio Marchionne ha confermato che sarà l’ad della nuova società), in Germania il tentativo del Lingotto di scalare Opel continua a incontrare difficoltà.
Dopo gli attacchi da parte della stampa tedesca, che hanno costretto il ministro Karl-Theodor zu Guttenberg a precisare che il piano di tagli pubblicato dalla Faz non era quello presentato da Fiat al governo, a rinforzare le barricate sono stati il management e il consiglio dei lavoratori di Opel. A riportare le loro posizioni è il quotidiano Sueddeutsche Zeitung che sottolinea come le rappresentanze dei lavoratori hanno accolto molto favorevolmente il piano del produttore austro-canadese Magna per un’eventuale alleanza con Opel. Lo stesso quotidiano scrive, inoltre, citando fonti del gruppo, che sono in corso «intensi colloqui» tra Magna e potenziali investitori russi per formare una possibile cordata. I partner russi sono il colosso Gaz, del magnate Oleg Deripaska, e la Sberbank.
«Una partecipazione in un transazione come questa - ha risposto il gruppo Magna - sarebbe materiale, anche se le specifiche opportunità e i vari rischi dipendono dalla natura di tale partecipazione». La società sarebbe pronta, comunque, ad avere un ruolo come partner di minoranza.
Certo è che la situazione di Magna International, che fa capo a Frank Stronach, è tutt’altro che florida: proprio ieri la società che produce veicoli per conto terzi ha comunicato i dati del primo trimestre: rosso pari a 200 milioni di dollari, superiore alle stime; fatturato di 3,6 miliardi, rispetto ai 6,6 dello stesso periodo del 2008; sospensione del dividendo. È con queste credenziali che Magna International cerca di contendere Opel al Lingotto. Marchionne, intanto, fa rotta anche sulla svedese Saab, l’altro marchio che fa parte della galassia Gm Europa in forte difficoltà. «È un’opportunità interessante - ha detto l’amministratore delegato di Fiat, anche ieri a New York, incontrando l’agenzia di stampa Bloomberg -: il marchio, comunque, è troppo piccolo per competere nel mercato automobilistico di massa. Potremmo unire Saab con un altro brand. Negli Stati Uniti, la casa svedese ha una rete di vendita; sarebbe un peccato lasciarsela sfuggire».
Da Saab porte aperte a Torino, dopo che nei giorni scorsi i vertici avevano nicchiato. «Da parte nostra - si legge su Automotive News - daremmo il benvenuto a eventuali trattative con Fiat che, comunque, non figura tra i dieci offerenti per rilevare il gruppo, e non ha avviato contatti con il management della società. Noi siamo aperti a discutere. Se Fiat facesse la sua apparizione sulla scena, le daremmo il benvenuto».
Sempre più in discesa, infine, le ultime battute della trattative che porterà Chrysler nelle braccia di Torino. Marchionne, che oggi vedrà con i suoi manager i vertici della casa Usa, si dice fiducioso che gli americani possano uscire dalla bancarotta prima dei 60 giorni previsti. L’iter del Chapter 11 sarà «veloce e ordinato», ha sottolineato in proposito il portavoce della Casa Bianca.
Ma sul Lingotto resta concentrata l’attenzione delle agenzie di rating. S&P, in una nota, afferma di mantenere «sotto osservazione con implicazioni negative» il giudizio a lungo termine BB+ su Fiat.

Le ragioni: debolezza sotto il profilo della liquidità e possibile cambiamento nella struttura del gruppo.

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