Fiat-Tata, reti separate e nuovi accordi in India

Rientrato al Lingotto da Detroit, Sergio Marchionne si prepara nuovamente a mettere ordine tra i manager del gruppo e a razionalizzare la joint venture con Tata. Il Salone di Francoforte è ormai alle porte e per metà settembre l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler dovrà fare chiarezza sul lancio dei nuovi modelli. Fatto salvo la Panda, le cui prevendite per l’Italia inizieranno a dicembre, e il debutto alla rassegna tedesca del prototipo del Suv Maserati che sarà prodotto negli Stati Uniti, restano non pochi punti di domanda. E sono principalmente legati al marchio Alfa Romeo e alla Giulia, battistrada del ritorno del Biscione sul mercato Usa, il cui modello di stile sarebbe ancora in stand by: a Marchionne, in pratica, i concept che gli sono stati finora presentati non gli sarebbero piaciuti. Il 2013 è l’anno calenderizzato per la rentrée americana, resta da vedere se all’inizio o più avanti. Tutto dipende da come il centro stile riuscirà a interpretare il Marchionne pensiero.
Di ieri, poi, è il giallo sulla Lancia Flavia. Il sito Autoblog.it sostiene che a Torino avrebbero giudicato l’operazione «non profittevole, scegliendo così di pazientare fino al 2013, quando verrà introdotta la nuova berlina Chrysler-Lancia su piattaforma C-Evo (quella che origina l’Alfa Giulietta)». È un’altra risposta che Marchionne dovrà dare, tenuto conto che il gruppo «soffre», in questo momento, proprio la carenza di novità e le voci che circolano non fanno che aumentare l’incertezza.
Annunciato a fine luglio l’organigramma della Fiat e ricostituito il Gec (Group executive council), cioè il direttorio di manager che risponde direttamente a Marchionne, nel mosaico della Fiat sono ora da sistemare gli altri tasselli dirigenziali. Per l’1 settembre, insomma, si saprà chi risponderà a Gianni Coda, neoresponsabile del mercato europeo del gruppo automobilistico. L’attenzione è concentrata soprattutto su Andrea Formica, che perso il brand Fiat (a Francoforte lo speech sullo stand quest’anno lo farà Olivier François), dovrebbe mantenere la guida delle operazioni commerciali dei marchi torinesi nel Vecchio continente. Come reagirà l’ex vicepresidente europeo di Toyota? Da definire, poi, ci sarà anche a chi (tra Coda e Formica) dovranno riportare i manager preposti alla rete distributiva e alla pubblicità.
E veniamo ai rapporti con il socio indiano Tata. Marchionne, al Meeting di Rimini, ha affermato che «i termini dell’alleanza cambieranno», precisando poi che «il progetto va avanti». Che cosa significa? I risultati tangibili dell’alleanza non sono soddisfacenti. Dai primi di luglio Torino ha deciso di rafforzare la propria rappresentanza inviando in India, da Atene, Enrico Atanasio, in qualità di responsabile commerciale. Da rivedere c’è, soprattutto, la rete e, quindi, l’aspetto distributivo. Intenzione di Marchionne sarebbe quella di arrivare a scorporare i marchi all’interno delle concessionarie Tata-Fiat, circa 180. A differenza degli altri Paesi, infatti, in India vanno per la maggiore le concessionarie monomarca. Fiat, che in India vende Linea e Grande Punto, avrebbe insomma il suo salone separato. Un’altra possibilità riguarda un più razionale sfruttamento della capacità produttiva della fabbrica di Pune: alla vendita di motori diesel a Suzuki-Maruti (le trattative sono in corso) potrebbero seguire accordi analoghi con altri costruttori.
Standard&Poor’s, intanto, ha fatto sapere che «senza Fiat valuterebbe con un rating più basso la Chrysler», anche se «i rischi di business restano elevati» per la casa di Detroit.

A pesare, per l’agenzia, «l’esposizione a una ripresa potenzialmente debole della domanda di veicoli in Usa e una dipendenza ancora grande dalle vendite dei veicoli commerciali leggeri sempre in Nordamerica, malgrado l’introduzione in atto di automezzi a più bassi consumi grazie all’alleanza con Fiat».

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