Fiat, Termini Imerese non produrrà più auto

Marchionne detta la strategia industriale del Lingotto: "Le radici del gruppo devono restare in Italia. É un’impresa possibile ma ognuno si assuma le sue responsabilità. Ci vuole uno sforzo comune". Nel futuro di Termini solo componenti

Fiat, Termini Imerese non produrrà più auto

Torino - Sergio Marchionne - il «Signor Fiat» come lo ha salutato il premier Silvio Berlusconi (o lo «Steve Jobs italiano» secondo il Time che, nel numero di oggi, paragona Fiat a Apple, diventata «l’icona globale del cool») - all’incontro di ieri con le parti sociali si è mosso con il solito stile. Non si è limitato, cioè, a elencare i problemi. Ma, come pretende sempre dai manager della sua squadra, ha esposto soprattutto le soluzioni.

Preso atto che «la crisi economica internazionale sta avendo un forte impatto sui beni durevoli, con il crollo generale delle vendite nei settori in cui il gruppo opera», e che «non si può immaginare una Fiat senza forti radici in Italia», Marchionne ha invitato le istituzioni, presenti a Palazzo Chigi, a unire gli sforzi. L’obiettivo è vitale per l’economia del Paese: fare in modo che «Fiat resti un pezzo importante del futuro italiano».

La strategia industriale esposta dall’amministratore delegato del Lingotto è forzatamente a corto raggio, con l’auspicio che la situazione generale migliori rapidamente. Il piano prevede il mantenimento degli impianti produttivi, con la garanzia che «si continuerà a fare tutto il possibile per limitare al massimo le conseguenze sulle persone».

A questo punto proseguirà il ricorso alla cassa integrazione (le fermate produttive hanno riguardato, nel primo quadrimestre del 2009, il 25% dell’organico), anche se - come ha ricordato il top manager - «per mitigare gli effetti del provvedimento sui nostri lavoratori e sopperire alle necessità di maggiore produzione in alcune fabbriche, è stato deciso di trasferire temporaneamente alcuni lavoratori da altri impianti» che hanno fermato le linee.

Come suo costume, Marchionne ha tenuto banco per tutta la riunione, puntando buona parte del suo intervento sul fatto che, a differenza degli altri costruttori (Renault, Psa Peugeot Citroën e Nissan, per esempio, hanno annunciato tagli, rispettivamente, di 9mila, 12mila e 20mila posti di lavoro), Fiat «non ha denunciato eccedenze strutturali». La ricetta che l’amministratore delegato di Fiat ha presentato al premier Berlusconi e ai leader sindacali, invitati questi ultimi ad assumere comportamenti più responsabili, prevede una ristrutturazione della produzione, il taglio rigoroso dei costi e l’utilizzo degli strumenti di flessibilità del lavoro. «Ma il nostro gruppo ha anche bisogno - ha precisato il top manager - di poter contare sul sostegno alla domanda degli ecoincentivi a livello europeo e sulla cassa integrazione per gestire senza traumi stop temporanei della produzione e la riorganizzazione».

Lo scenario a breve garantisce l’operatività di tutti gli stabilimenti, Pomigliano d’Arco incluso, con un punto di domanda sul destino di Termini Imerese, l’unico della rete Fiat a non avere un futuro legato all’automobile. Ecco, allora, che la fabbrica alle porte di Palermo produrrà la Lancia Ypsilon con motori Euro 5 fino al 2011, per mantenere poi «una presenza industriale diversa da quella automobilistica». A Pomigliano d’Arco, in Campania, continuerà la produzione delle Alfa 147 (come anticipato dal Giornale) e Gt al 2010, e anche oltre della gamma 159 con motori Euro 5. Mentre è prevista la «successiva assegnazione di una nuova piattaforma per uno o più modelli». Si parla, in proposito, della nuova Alfa Giulia, che sostituirà l’attuale 159, e di sinergie con il partner americano Chrysler.

Per gli altri stabilimenti italiani non sono invece previste modifiche dei progetti sulla produzione. Soffre, intanto, il settore delle macchine agricole e per l’edilizia. Per il marchio Cnh è in arrivo «una razionalizzazione degli attuali siti produttivi e la definizione di un piano per la gestione dei lavoratori in esubero». Stenta anche Iveco (camion), dopo un lungo periodo di risultati lusinghieri. «Gli impianti di Brescia e Suzzara - ha osservato Marchionne - lavoreranno quest’anno a circa un terzo della loro capacità. Per Avellino, in particolare, le prospettive del secondo semestre sono molto negative».

Marchionne, rimarcata la necessità che l’Ue sospenda l’introduzione dei nuovi regolamenti su ambiente e

sicurezza che renderebbero più difficile la ripresa del settore, si è soffermato anche sui temi Chrysler («faremo leva sulle economie di scala») e Opel («qualora fosse richiesto siamo pronti a continuare la discussione»).

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica