Fiat vola a Piazza Affari spinta dai dati sulle vendite in Europa

da Milano

Fiat vola in Borsa dopo i dati delle immatricolazioni in Europa. Il titolo della casa automobilistica torinese è infatti salito di oltre il 3%. Le cifre sono incoraggianti. La società infatti ha immatricolato in maggio nel vecchio continente 113 mila vetture ossia il 4,8% in più rispetto al maggio 2006. Nei primi cinque mesi sono state immatricolate oltre 554 mila vetture ossia il 6,1 per cento in più rispetto ai primi cinque mesi del 2006. Si tratta di un risultato in controtendenza rispetto al mercato, che risulta in calo dell’1,1 per cento.
Fiat comunque non solo vende di più ma vede aumentare la sua quota di mercato rispetto ad altri concorrenti. I numeri parlano chiaro: la fetta di mercato della casa automobilistica italiana è passata in un anno all’8,5% dal 7,9 lasciando soddisfatto anche l’amministratore delegato Sergio Marchionne. Il manager che in due anni di lavoro ha portato il titolo Fiat da 4,5 a 21 euro non è però ancora del tutto contento: «il gruppo ha potenzialità maggiori, il risultato è buono ma non ancora ideale». Insomma si può fare di più soprattutto guardando all’estero. Per questo Marchionne spera di poter chiudere, entro la fine del mese, un nuovo accordo con un partner internazionale dopo che nei giorni scorsi c’erano state indiscrezioni relative a un interesse su Jaguar e Land Rover. «Il gruppo punta a una sempre maggiore presenza e crescita sui mercati esteri - ha detto Marchionne - divenendo una vera multinazionale globale che può far leva sulle potenzialità e i talenti locali, siano essi di Cina o Brasile». La Fiat non intende invece seguire il modello sviluppato da Renault per la sua auto low cost Logan, ma pensa invece a una seria ristrutturazione dei costi di produzione volendo arrivate a vendere entro il 2012 i due terzi delle sue auto sviluppate solo su quattro piattaforme. «Non critico mai i concorrenti - ha spiegato Marchionne - ma la Fiat non farebbe mai ciò che ha fatto la Renault con la Logan». Per Marchionne quindi il gruppo si impegna a sviluppare le piattaforme globali (che rappresentano i tre quarti della composizione di una vettura) e approcciare i mercati in modi diversi. Quanto al sistema Italia il manager ha rimarcato la provincialità del sistema bancario italiano. «Senza offendere nessuno - ha detto -ci sono banche grandi ma sono solo italiane e non del tutto internazionali».

Inoltre, secondo Marchionne, la formazione dei grandi manager italiani non è sufficientemente internazionale: «Io sono uno dei pochi che ha avuto una carriera fuori dall’Italia». Alla battuta ha risposto seccamente l’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo: «Le banche italiane non sono provinciali. Io sono sicuro, conoscendo Marchionne, che non faceva riferimento a noi».

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