Felicita Donalisio
Una chirurgia il più possibile conservativa, che risparmi le strutture articolari importanti: è questo l'obiettivo della tecnologia degli anni 2000 in campo ortopedico.
«Per tradizione, la chirurgia ortopedica è sempre stata considerata aggressiva e demolitiva», commenta il professor Ferdinando Priano, responsabile ortopedico del dipartimento piemontese del «Progess», presso la clinica «S.Gaudenzio» di Novara. «In effetti, fino ad una decina di anni fa, intervenire su una lesione grave a un'articolazione comportava inevitabilmente delle compromissioni piuttosto pesanti a carico dell'integrità e della funzionalità della stessa. A maggior ragione se l'articolazione coinvolta era quella del ginocchio, particolarmente delicata e complessa. L'integrità e la perfezione dei legamenti, dei menischi, del tessuto sinoviale e della cartilagine è, infatti, indispensabile per la qualità della funzione di questa struttura articolare, destinata a sopportare numerose sollecitazioni, sia in carico sia in torsione».
Grazie alle significative innovazioni tecnologiche di questi ultimi anni, si stanno ottenendo risultati fino a ieri insperati: «Esistono - e sono ormai ben consolidate - diverse tecniche chirurgiche che consentono di ricreare i legamenti crociati e la cartilagine, di suturare o trapiantare i menischi, in maniera molto soddisfacente», sottolinea il professor Priano. «Tutto questo permette di garantire al paziente l'immediata funzionalità dell'articolazione, la possibilità di "caricarla" senza problemi, e quindi di riprendere immediatamente la vita normale, con le abituali attività lavorative, di relazione e, al più presto, anche di sport».
La svolta fondamentale che ha consentito questo passaggio di qualità è stata data dall'artroscopia, una tecnica in uso in tutto il mondo ormai da circa 30 anni, che proprio grazie all'applicazione tecnologica ha avuto uno sviluppo eccezionale.
Oggi sono in uso nuove tecniche che potrebbero, in futuro, far definire l'artroscopia tradizionale una metodica superata: «La tecnologia dei microchips, ovvero delle mini-ottiche e delle microtelecamere, ha fornito gli ortopedici di una nuova arma. Si tratta di un'apparecchiatura chiamata inner vue ed è costituita da una fibra ottica che, collegata con un ago di dimensioni ridottissime, permette di arrivare alle zone interne dell'articolazione del ginocchio senza praticare tagli con il bisturi. A questo punto, attraverso una semplice introduzione di liquido sterile, l'articolazione viene dilatata». Il trattamento viene eseguito in regime ambulatoriale, con un uso di medicinali bassissimo (la dose di anestetico è più o meno la stessa di quella utilizzata per un intervento dentistico). Il paziente è in grado di uscire dall'ospedale camminando correttamente. «L'applicabilità di questo sistema è già oggi possibile nei nostri centri chirurgici», afferma il professor Priano. «Lo stiamo sperimentando ora anche in patologie di altre articolazioni, più piccole e meno accessibili del ginocchio, come il polso, il gomito, la caviglia e le articolazioni della mano e del piede. Da qualche tempo abbiamo praticato con successo procedure simili a quelle del ginocchio nella chirurgia ricostruttiva della spalla.
In particolare, lo stesso Priano organizzerà, il giorno 11 maggio a Genova, la Prima conferenza internazionale sul Risparmio articolare.
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