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Fico di Amalfi o arancia di Capri: profumi che ricordano un viaggio

Ecco quelle fragranze che parlano di luoghi. Averle addosso è come rivivere le sensazioni provate durante una vacanza

Fico di Amalfi o arancia di Capri: profumi che ricordano un viaggio

Ogni viaggio si vive tre volte: sognandolo, vivendolo e ricordandolo. Viaggiare, infatti, non è un moto che ci porta a una destinazione, ma un vortice di sensazioni, un movimento che nutre corpo e spirito. A volte, però, ci si può solo permettere di chiudere gli occhi per vivere un'esperienza, così Acqua di Parma ha pensato a un grande viaggio olfattivo con Blu Mediterraneo, dove si fondono energia, sole, colori e profumi, arte, natura e cultura. La linea si fa interprete di questo immenso patrimonio ed è composta da sette referenze: Arancia di Capri, Bergamotto di Calabria, Cedro di Taormina, Fico di Amalfi, Ginepro di Sardegna, Mandorlo di Sicilia e Mirto di Panarea. Arancia di Capri vuole ricostruire le suggestioni di un luogo descritto in oltre cento canzoni, libri, film e poesie, così la fragranza dell'arancia si mescola al mandarino e al limone, mettendo insieme la freschezza del mare, gli scogli e i sentieri sinuosi, e i lussuosi giardini fioriti. Sembrerà quasi di intraprendere la passeggiata Krupp, tagliata nella roccia viva, che collega la Marina Piccola alla zona della Certosa di San Giacomo, ai Giardini di Augusto e alle meravigliose rovine del palazzo di Tiberio. In lontananza, Amalfi: un'inerpicarsi tra le scalinate dell'antica Repubblica Marinara, fra le casette bianche abbarbicate sulle rocce, per avvertire il profumo degli alberi di Fico che si spande nell'aria, mentre si osservano le infinite sfumature azzurre del mare e le torri romane diroccate. Non c'è un solo punto che non sia degno di un quadro», scrisse John Addington Symonds nel 1883. Poi voliamo in Sicilia, la terra del Mandorlo: sfidando l'inverno, i mandorli fioriscono puntuali da gennaio a marzo. Originario dell'Asia occidentale, portato in Sicilia dai greci, le coltivazioni coprono quarantotto mila ettari, sparsi su cinque province, che nel siracusano e nell'agrigentino non fanno parte soltanto del paesaggio, ma della cultura, delle feste popolari. L'immagine del Tempio della Concordia incorniciato dai rami di mandorlo in fiore è famosa in tutto il mondo e, sempre ad Agrigento, troviamo il museo vivente del mandorlo: cinque ettari nel cuore della valle dei Templi, ai piedi della collina dominata dal tempio di Giunone Lacinia. Oggi il Consorzio della Mandorla di Avola e l'Associazione Mandorla di Agrigento lavorano per far conoscere il prodotto e per tutelarne la qualità. E se a Panarea, che vista dal mare sembra dipinta, è protagonista il Mirto degli dei - «Piacque a Giove la quercia. Poi a Venere il mirto» scrisse Fedro, a Taormina, costruita su uno spettacolare terrazzo roccioso, arricchito da cascate di rose, bouganville, oleandri e gelsomini, protagonista è il Cedro, la mela d'oro degli antichi. La sua scorza sprigiona tutta l'energia della luce mediterranea, mentre la polpa ricca e succosa racconta le radici della terra, la dolcezza frizzante dell'aria, il lento rifrangersi delle onde. Alla terra dolce e aspra di Calabria, che vanta il 10% dell'intero patrimonio costiero d'Italia e una grande varietà di spiagge (bianche, grigie, rosse, dorate), Acqua di Parma dedica un profumo al Bergamotto, che solo qui cresce e matura. Simbolo di questa regione incastonata fra due mari, crocevia di tradizioni, popoli e culture, riporta in auge il passato glorioso, che riaffora anche nei Bronzi di Riace, in grotte preistoriche, basiliche cristiane, monasteri bizantini, castelli e torri medioevali. Infine, il Ginepro di Sardegna: «Così gli parve di vedere nel camino la fiamma che sprigionava dai ceppi l'odore del ginepro; e quest'odore a sua volta spalancava, al di là di una galleria muschiosa, un panorama di boschi, di rocce, di chine verdi scendenti al confine azzurro del mare».

(Grazia Deledda).

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