In Fiera tra chiese di cartone caraffe di tè e cibo in scatola

Il teologo: «La veste bianca del Priore? Un suggerimento di Madre Teresa: ne capì il carisma»

Giovanni Buzzatti

da Milano

Il «saluto» risuonerà nell’aria di mezza regione: alle 19 in punto le campane delle oltre mille chiese della diocesi di Milano suoneranno a festa, tutte insieme. Sarà il benvenuto ai giovani di Taizé arrivati da tutta Europa per l’incontro europeo di fine anno. Per Milano non è la prima volta: fu scelta anche sette anni fa, era il 1998. «Ricordiamo ancora la grande accoglienza ricevuta, per questo siamo tornati», racconta frère Alois, il priore della comunità. E stavolta, come allora, è stato predisposto un piano per accogliere le migliaia di giovani che dall’alba di oggi arriveranno in città con ogni mezzo (sono attesi 500 pullman), raggiungeranno le 10mila famiglie che li ospitano con i mezzi pubblici (tram e metrò aumenteranno la frequenza delle corse e lo stesso faranno bus e treni verso l’hinterland) e si ritroveranno in serata alla Fiera per l’inizio dell’incontro.
Qui i ragazzi resteranno durante la giornate. Qui ieri mattina erano al lavoro i 1.500 volontari arrivati con qualche giorno di anticipo in città. Distribuiscono i pasti, attaccano alle pareti i fogli con cui avvertono di spegnere i cellulari. Giorgio di Grosseto è all’ottavo raduno di fine anno e sempre come volontario. «Ho preso delle ferie dal lavoro» racconta. Vicino a lui c’è Marcello Fidanzio, milanese, che tra le mani stringe «l’antologia degli scritti» di frère Roger scritta da lui stesso. In copertina si vede il fondatore di Taizé con la veste bianca. «Madre Teresa di Calcutta l’ha convinto a indossarla sempre, al mondo, diceva, c’è bisogno anche di simboli - racconta Marcello, laurea in teologia e ora insegnante all’università -. Riconobbe in lui un carisma grande come il suo».
Lo stesso che spinge migliaia di giovani a trascorrere dei periodi a Taizé e a ritrovarsi per l’incontro di fine anno. Anche a costo di affrontare viaggi lunghissimi. Elena ha passato 50 ore in treno per arrivare a Milano dalla Russia. I ragazzi in coda davanti al padiglione «mensa» parlano spagnolo, tedesco e romeno. Un anticipo di quanto succederà da oggi al primo gennaio.
I giovani occuperanno tre padiglioni. In quello riservato agli italiani è stata montata una grande scenografia arancione che riproduce le mura di una chiesa. Il Comune ha messo a disposizione 500 brandine da campo, 300 coperte, panche e tavoli pieghevoli. La protezione civile distribuirà 20mila tè caldi al giorno in un tendone all’interno della Fiera. «Se ci fa paura questa invasione? Siamo felici di accogliere questi ragazzi, non siamo mica di fronte ai no global!» sorride Guido Manca, l’assessore alla Protezione civile.


Inizieranno ad arrivare all’alba in dieci punti diversi della città a seconda della nazione di provenienza. Per i pullman diretti alla Fiera sono stati fissati tre percorsi obbligatori. E con i giovani arriveranno giornalisti e tv da mezzo mondo.

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