La Fiera punta all’Asia e fa volare i bilanci

I nuovi appuntamenti riguarderanno sanità, alimentazione e architettura-edilizia

Fiera Milano ha comunicato ieri i dati del bilancio chiuso il 30 giugno: 374.9 milioni i ricavi del gruppo nell’esercizio 2005-2006, un margine operativo lordo di 59.9 milioni. Entrambi i risultati superano le previsioni della società. Il presidente, Michele Perini, sottolinea «con orgoglio il record storico».
A che cos’è dovuto questo successo?
«Soprattutto al fatto che quest’anno abbiamo avuto una concentrazione di manifestazioni importanti, anche biennali, che ci ha permesso di affittare oltre due milioni di metri quadrati. Ma ci piace ancora di più l’aver fatturato quasi il 50 per cento attraverso attività di servizio, con aziende attive anche all’esterno, che possono crescere ancora».
Due milioni sono tanti. Qual è il vostro massimo potenziale?
«Possiamo arrivare a un massimo di 2.1/ 2.15 milioni tra i due poli, esterno e interno».
Questo significa che siete già praticamente al massimo?
«La fiera in alcuni periodi è già satura. Per esempio, aprile è un periodo assolutamente pieno. Sul polo esterno abbiamo maggiore flessibilità: possiamo organizzare otto manifestazioni contemporanee, contro le due del polo interno».
Il record è stato possibile grazie anche a manifestazioni biennali. Questo significa che il confronto va fatto sul penultimo esercizio
«Infatti nel 2003-2004 i metri quadrati venduti furono 1,9 milioni, mentre nel 2004-2005 sono stati 1,35».
Significa che ci si deve attendere un nuovo rallentamento l’anno prossimo?
«Contiamo di vendere 1.6/1.7 milioni, con un bell’incremento sull’anno confrontabile».
Il vostro obiettivo è quindi quello di “destagionalizzarvi”
«Le nostre linee strategiche sono chiare: un aumento delle attività di servizio, che hanno anche una loro vita autonoma; l’investimento in nuove manifestazioni, anche biennali; e l’attività all’estero».
Da poco infatti avete annunciato un accordo con la fiera di Hannover
«Sì, creeremo due società comuni per espanderci insieme sui mercati internazionali. Nella società per Cina e India, Hannover avrà il 51 per cento, in quella per Russia e Brasile il 51 lo avremo noi».
Perché avete scelto di non correre da soli?
«Avrebbe comportato tempi più lunghi, sei-sette anni, e un esito incerto. In questo caso possiamo essere operativi da subito nelle manifestazioni già organizzate ad Hannover: solo in Cina loro sono già presenti con nove fiere, che adesso saranno anche nostre».
In Italia c’è spazio per nuove fiere?
«Nel 2007 lanceremo tre nuove manifestazioni, dedicate all’architettura-edilizia, all’alimentare e alla sanità. Ma noi siamo uno specchio dell’economia, e dobbiamo osservare tutte le evoluzioni dei settori. Pensi al mondo delle comunicazioni, dell’editoria, fino al digitale terrestre...».


Il polo esterno è già a regime?
«Sta andando bene, e grazie alla qualità dei nostri uomini il trasferimento non ha dato problemi. Molte aziende prima chiedevano il polo interno, ora ci pregano di andare a Rho Pero...».

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