La grande amica dei Gheddafi cala il velo, scopre le carte. Ora è ufficiale lultimo bunker del raìs si chiama Algeria. La sua famiglia con la moglie Saifa in testa, lamata figlia Aisha e qualche altro rampollo ci è già arrivata. Il Colonnello e il figlio, sono ufficialmente ancora in territorio libico, ma probabilmente hanno un piede di qua e uno di là, si muovono in quel uniforme immensità del Sahara dove le frontiere sono tracce indefinite. E dove solo chi ha familiarità con dune, cammelli e sentieri appena tracciati sa muoversi e navigare.
Lui laveva detto qualche mese fa. «Non mi prenderete mai». Non erano parole pronunciate a caso. Si basavano sul patto di ferro stretto con i servizi segreti dAlgeria quando quelli combattevano i fondamentalisti del Fis e del Gia e lui, il Colonnello, era impegnato a dar la caccia alle formazioni «al qaidiste» del Gruppo Combattente Libico. In quel triangolo di deserto allintersezione tra Tunisia, Libia e Algeria si combatteva la partita dallora. Con reciproche interferenze dei diversi servizi di sicurezza, delle tribù tuareg, fedeli ora ad Al Qaida ora al raìs, e degli ex guerriglieri del Polisario fedeli ora alla causa di Tripoli ora ai traffici darmi e di droga gestiti per conto dei fondamentalisti. Poi arrivò la fine delle ostilità. Libia ed Algeria eliminarono gli irriducibili, si comprarono chi restava. E strinsero unindissolubile alleanza. Nel cui nome Algeri ha continuato ad appoggiare Muhammar Gheddafi, a rifornirlo di armi e munizioni, a far transitare dalla propria frontiera miliziani, mercenari e volontari.
Il raìs ha sempre saputo di poter contare su quellultimo rifugio. Su quellultima via di fuga. Per ora lAlgeria non parla del colonnello. Fa solo riferimento alla moglie di Gheddafi Safia, alla figlia Aisha, ai figli Hannibal e Mohammad accompagnati dalla rispettiva prole. «La consorte di Muammar Gheddafi, Safia, la figlia Aisha, i figli Hannibal e Mohammad, accompagnati dai i loro figli, sono entrati in Algeria alle 08.45 (le 09.45 italiane, ndr) attraverso la frontiera algerino-libica» - ammette il ministero degli esteri algerino in un comunicato in cui non si parla del raìs. Il via libera dellAlgeria al transito dei familiari di Gheddafi sarebbe stato accordato «per motivi umanitari» dal momento che la figlia del rais, Aisha, avrebbe appena partorito. La mossa algerina rischia di sollevare una tempesta diplomatica. E dincrinare i rapporti, già non facili, tra lex colonia e Parigi. Il colpo basso tirato allEliseo, nemico numero uno del raìs, rischia di avere conseguenze pesanti. In questottica anche la scusante dellaiuto umanitario è tutta da verificare. La gravidanza di Aisha che solo due mesi fa saliva sui carri armati al fronte è tutta da verificare. Come resta da verificare che Muhammar Gheddafi e suo figlio Saif siano ancora dallaltra parte della frontiera ospiti di qualche accampamento tuareg. Far passare gradualmente il concetto dellaiuto umanitario ad una famiglia in fuga potrebbe servire ad Algeri per prendere tempo, trovare una via duscita e far arrivare limbarazzante ospite nello Zimbabwe o in qualche altro lido africano o sudamericano meno esposto alle rappresaglie francesi. La rivelazione sullaccoglienza fornita alla sua famiglia rischia comunque di rivelarsi perniciosa per il raìs. Un deserto dalle frontiere poco definite è un luogo degli equivoci comodo non solo per chi deve fuggire, ma anche per chi deve colpire. Un missile lanciato a quelle latitudini potrebbe colpire Gheddafi anche al di là della frontiera. E per i padroni di casa sarebbe comunque imbarazzante disputarne la legittimità.
Lasserita eliminazione di Khamis individuato e ucciso, a quanto si dice, da un elicottero Apache britannico è lì a provarlo.
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