All’Inter manca una vittoria casalinga per fare 13. Che nel caso della cabala dei vincenti è sempre un bel numero. Chi non ha sognato un «13» al Totocalcio? Qualcuno penserà: un segno del destino. Anche la Roma ha un «12» nella tabella dei successi, ma pure lei nella casella delle sfide casalinghe. A rigor di statistica, già un mezzo sollievo per la gente nerazzurra che attende la partita con la Roma come fosse la finale di Champions League. No, nessuna idea di riaprire una ferita ma stavolta l’Inter sta cercando di soddisfare l’ennesimo record della sua stagione da record: vincere il campionato, con largo anticipo e nella partita in cui lo vuole vincere. Contro la Roma, l’Inter ha aperto la stagione. Contro la Roma vuole chiudere la sua opera omnia. Poi ci sarà la doppia partita di coppa Italia, in agosto la finale di Supercoppa, il tanto per annoiare e far perdere la voglia o per garantire quell’appellativo di derby d’Italia che, l’altra sera, Moratti ha rivalutato solo per indispettire la Juve. Non c’è dubbio che la storia del calcio intenda un solo derby d’Italia, ma «visto che un’altra squadra ha scelto di andare in B» ha spiegato il presidente, «giochiamoci questo».
A Torino non gradiranno, l’anno venturo gli interisti non saranno accolti con rose e fiori. Ma per ora l’Inter si gode la goliardia, i suoi record (ora sono 31 le gare utili consecutive) l’attesa di un destino che si compia. L’altra sera Moratti è andato negli spogliatoi a complimentarsi con tutti ed anche con Mancini. Ormai non c’è timore che lo scudetto prenda altre strade, solo che non arrivi quando la squadra lo desidera: cioè domani pomeriggio. L’Inter ci crede, sta facendo di tutto per ingannare la scaramanzia (nessun preparativo previsto) ma intanto San Siro ha già messo fuori il cartello del tutto esaurito. Moratti ha chiesto tranquillità psicologica e concentrazione. «Ho visto una fame straordinaria, come fossimo a inizio stagione. Non dimentichiamo che abbiamo ancora tempo per vincere lo scudetto. Non una sola partita». Ma i giocatori stanno pensando ad una partita da finale. Mancini ha chiesto una gara perfetta. Figo sente nell’aria il profumo di un addio da campione. Ed ha già preparato la dedica: «Questo scudetto sarà dedicato a tutti quelli che hanno sofferto tanto per arrivarci. Sarebbe un premio per i tifosi, il presidente, lo staff. Hanno atteso troppo a lungo». Il portoghese è un collezionista di titoli: due a Madrid, due a Barcellona, potranno esser due a Milano, sebben il primo sia solo di cartone.
A Milano lascerà il segno e il ricordo dei suoi assist. Dovunque è difficile vincere. «Ma ora vedo felici i tifosi ed è la cosa che più conta. Pure in questa stagione abbiamo sofferto tanto, ma se battiamo la Roma e vinciamo lo scudetto sarà una soddisfazione enorme. Aspettiamo senza ansia o pressione. Sereni e motivati».
Ha parlato uno, come avessero parlato tutti. E ognuno con motivazione personale. Vieira, per esempio, sta pensando al suo terzo scudetto. Terzo perché il francese conta ancora quello vinto e revocato a Torino. «Il titolo lo vinci sempre sul campo: lo abbiamo conquistato l’anno scorso, ce lo siamo preso quest’anno». Il terzo, che poi era il primo lo conquistò nel Milan di Capello targato 1996, quando giocò due sole partite. Vieira non ci sarà domani, l’infortunio che lo blocca dal 20 febbraio è in via di guarigione. «Spero di giocare le due finali di coppa Italia», ha raccontato.
Non ci sarà neppure Crespo, fermato da una lesione muscolare alla coscia
sinistra. Ci sarà invece Trefoloni, arbitro chiamato a non combinare guai. Con Inter e Roma ha lunga tradizione. Nello scontro diretto le ha «fischiate» tre volte e l’Inter ne è sempre uscita bene, soprattutto nel risultato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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