I tifosi dell’Arsenal hanno inghiottito amaro. Umiliati dagli avversari, non una partita ma una disdetta: mai così male da più di un secolo, dal 1896 dicono ora, dopo la sconfitta con il Manchester United: otto a due. Durissima. Eppure c’è una specie di lieto fine, c’è una lucetta in fondo al tunnel della delusione: la squadra ha spezzato il loro cuore sul campo, è vero, ma ora prova a risarcirli, almeno nel portafoglio. Un altro biglietto in trasferta, gratis, per quei tremila fedelissimi che hanno sopportato l’insopportabile, stoici sugli spalti, a sostenere i loro giocatori fino alla fine.
E intorno migliaia di tifosi avversari, l’Old Trafford pieno e in visibilio per gli otto gol, non uno stadio ma un circo: roba da non riprendersi più.
Ora il bel gesto non è una scusa, non è un motivo per non impegnarsi un po’ di più ed evitare tracolli del genere alla prossima partita, ma il biglietto rimborsato è un simbolo, una ammissione di colpa e un segno di rispetto: tu, tifoso, paghi, mi sostieni, mi segui e io vivo (bene) anche grazie a te; e allora è giusto che, di fronte a tanta fiducia tradita, in qualche modo ti risarcisca.
È una piccolezza, per carità.
Niente cambierà nella vita e nelle tasche dei tifosi dell’Arsenal, e la sconfitta non brucerà meno. Brucerà sempre, ci saranno gli sfottò e i cori degli avversari, ci sarà il ricordo di una débâcle da record, impossibile da cancellare. La delusione non ha prezzo. Ma questa decisione sa di onore da difendere, è marketing col cuore, è il coraggio di chiedere scusa. E il bello di questo rimborso è che arriva senza averlo chiesto: non ci sono stati ricorsi infiniti, come quando il treno arriva in ritardo di tre ore; non ci sono moduli da compilare, tribunali da interpellare, diritti da far valere. No, come in una favola, come quando il re cattivo si ravvede e acconsente alle nozze tra la figlia e il trovatello, e poi si scopre che lo spiantato era un principe, in realtà: ecco, l’Arsenal ha fatto una figuraccia terribile in campo, ne ha combinate di tutti i colori come quel re, però poi si ravvede, ci ripensa, fa mea culpa.
E tenta di ripagare: non tanto i soldi, che sono il mezzo, ma la fiducia, la fedeltà. Perché è quello il discrimine, per esempio, fra un viaggio finito male o un vestito che si scuce e una partita: il carico affettivo. È lo stesso legame che si crea, in tutt’altro ambito, fra uno scrittore e i suoi lettori, che lo seguono romanzo dopo romanzo, affezionandosi a un mondo, uno stile, dei personaggi: e che dire allora a un fan di Grisham o di J.K. Rowling, per esempio, se il loro nuovo libro, magari tanto atteso, fosse un fiasco? Non toccherebbe anche al lettore abbacchiato una consolazione, magari un racconto inedito spedito direttamente a casa, giusto per non farlo sentire come un amante tradito e abbandonato?
In un mondo ideale gli spetterebbe. Così come, per dire, a un fedelissimo di Dr.House: se, dopo aver seguito il medico per tanti anni di fila ogni settimana in televisione, l’ultima serie lo deludesse, in questo mondo di gentleman con tante macchie ma senza paura sarebbe risarcito in qualche modo, magari un cofanetto della prima annata, degli episodi extra, almeno una foto con l’autografo di Hugh Laurie.
È come per gli habitué di un ristorante: i fan si aspettano un trattamento di riguardo. E se un giorno il risotto o il pesce sono cucinati male, il cuoco deve recuperare in qualche modo. Lo stesso meccanismo funzionerebbe anche al cinema. C’è chi da anni non si perde un film di Woody Allen, o di Lars Von Trier, o di Moretti, o un cartoon natalizio: di fronte a una pellicola deludente, lo spettatore fedele riceverebbe una compensazione, un dvd omaggio da godersi a casa, oppure un biglietto per la prossima uscita.
Anche i melomani o i frequentatori di concerti apprezzerebbero un cambio di sensibilità di questo genere: l’esibizione è scadente, allora ti assicuro un posto gratis per la prossima prima o la tappa successiva del tour.
Funzionerebbe? Di sicuro ci sarebbe qualche imbucato, qualcuno che cerca di ottenere il biglietto gratis anche se non ha subito danno. Ma chi è davvero insoddisfatto, come i tifosi dell’Arsenal, forse sarebbe un po’ più sollevato: tanta fedeltà, in fondo, non era poi così mal riposta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.