BolognaServirà tempo prima che i corpi delle vittime possano essere identificati. E sarà necessario lesame del Dna. Intanto due paesi del Bolognese sono in lutto: Trebbo di Reno, frazione di Castelmaggiore, dove abita la famiglia Norelli, e San Lazzaro di Savena, la località nota per la fiera, che ospita i Gallazzi.
Davide Norelli, 23 anni, parla davanti a casa. Nellincidente ha perso il padre Michele, 52 anni, e il fratello minore Filippo, di 16. Occhi arrossati, si sfoga: «Laereo non poteva viaggiare a quota così bassa. Non è possibile che sui cieli di New York volino miliardi di aerei, dopo l11 settembre in America non è migliorato niente». Il sovraffollamento dei cieli newyorchesi è del resto da anni al centro di polemiche: tra il 94 e il 2004 i voli sono cresciuti del 48%. Nel «corridoio dellHudson» volano ogni giorno decine e decine di elicotteri soprattutto turistici, non è necessario avere lautorizzazione al volo, basta sintonizzarsi su una frequenza e segnalare da dove si parte e dove si va, non cè controllo.
Silvia Rigamonti, insegnante, madre di Filippo e moglie di Michele, si è salvata perché temeva quel volo, non se la sentiva di salire a bordo. Il viaggio le era stato regalato dalla cognata per i 25 anni di matrimonio. Anche laltra mamma, unica vittima donna, Tiziana Pedrone, 45 anni, morta insieme al figlio Giacomo e al marito Fabio Gallazzi, 49 anni, prima di raggiungere gli Usa aveva espresso le sue paure per quel giro in elicottero.
Le vittime più giovani, entrambe di 16 anni, studiavano al liceo scientifico: Filippo Norelli al Sabin, Giacomo Gallazzi al Fermi, sempre a Bologna; si tenevano in contatto anche su social network. Filippo nella sua pagina su Netlog scriveva: «Single, con lhobby di cazzeggiare. Appassionato di tecnologie, auto sportive, amici, musica e sport, del Milan». Aveva pubblicato una foto di Kakà e la riproduzione della prima pagina di un quotidiano sportivo dopo la vittoria sul Liverpool in Champions League, due anni e mezzo fa. «Era stato in visita a Milanello - scrive il Milan sul proprio sito -: ciao, piccolo grande tifoso rossonero». Era ipovedente, per questo a scuola usava un computer che ingrandiva i caratteri dei libri. «Si impegnava molto per superare i suoi limiti», racconta il professor Cesare Orsi Bandini. «Amava la playstation - aggiunge il fratello maggiore - era bravo soprattutto in lingue». Papà Michele era titolare di «Quadreria», negozio che produce cornici e vende prodotti per larredamento.
Fabio Gallazzi, 49 anni, aveva rilevato 10 anni fa la ditta di famiglia, rappresentanza di prodotti per aziende metalmeccaniche, Lucchi e Gallazzi srl. Aveva sposato in seconde nozze nel 92 Tiziana Pedrone, casalinga che dava una mano in un negozio di oreficeria. Con Norelli aveva in comune la passione per il cicloturismo, amici che la domenica andavano in giro per i colli bolognesi in bicicletta. «Nessuno ci ha avvisato - lamenta la sorella Ginevra Gallazzi -, abbiamo saputo la notizia alle sette e mezzo dai telegiornali. Ho subito chiamato i miei genitori, cercato su internet il numero della Farnesina per mettermi in contatto, solo allora mi hanno spiegato la tragedia».
Giacomo Gallazzi era soprannominato «lairone della Croce di Idice», dal nome della frazione dove abitava: uno e 90, giocava ala nellunder 17 basket della Bsl San Lazzaro, lì da quando aveva nove anni. Riservato, educato, allegro e amato da tutti, frequentava il liceo scientifico Fermi a Bologna e andava bene a scuola. Era considerato un talento molto promettente nel basket, tanto da essere inserito in una formazione di ragazzi più grandi di un anno. «Il basket era la sua passione - racconta il suo allenatore, Roberto Rocca -, aveva una struttura fisica adatta per questo sport.
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