«Il sabato sera non ha più la febbre: era una festa, adesso è solo noia», «Discoteche, scende la febbre e il sabato sera cambia rotta», «La crisi delle discoteche: ingressi e fatturato in calo». Sono alcuni dei titoli di giornali che John Travolta (alias Tony Manero) non avrebbe mai voluto leggere.
Questanno «Tony» festeggia il trentennale della sua «Febbre del sabato sera», ma di quellimpero fatto di disco-dance ormai restano solo macerie. Un anniversario amaro per leroe del film «Saturday night fever», un colpo basso per il ballerino-icona che nel 1977 sfoggiò a cinema il mitico vestito total white «impreziosito» da pantaloni a zampa delefante, camicia nera con colletto dallipertrofica apertura alare e stivaletti talmente a punta da entrare in un temperamatite.
Un abbigliamento (allora la terribile parola «look», per fortuna, non era ancora stata inventata) che fece scuola tra i ragazzotti di quellepoca che cominciarono tutti a vestirsi così, compresi quelli bassi e grassi che però sulla pista da ballo illuminata a festa si sentivano alti e magri esattamente come lesuberante italo-americano che dal grande schermo era entrato nella piccola quotidianità di una gioventù italiana ancora estranea allo «sballo» del sabato sera.
Un grande apripista il nostro «Tony» che non ha epigoni perché oggi il suo mondo fatto di luci stroboscopiche è stato sostituito dai «flash» sprigionati da droga e alcol.
«Il popolo della notte del 2007 non ha nulla a che vedere con quello di 30 anni fa - spiega Roberto Piccinelli, critico di costume e autore della «Guida al piacere e al divertimento» -, oggi le vecchie discoteche sono praticamente sparite perché la gente non ama più gli spazi enormi e impersonali. Attenzione però, la passione per il ballo è tuttaltro che in crisi. Ristoranti, pub e locali di intrattenimento in genere aprono infatti con entusiasmo le porte ai dj. Un esempio? La settimana scorsa mi trovavo in un rifugio alpino dove le ospiti, di ritorno dalle piste da sci, si sono sfilati gli scarponi lanciandosi in danze pazze. Ma oggi a tirare sul mercato dellentertainment è il posto a tema, dove ognuno ritrova la location che più riflette i suoi gusti». Entertainment? Location? Parole incomprensibili per chi come il commesso di drogheria Tony Manero sognava di spiccare il volo da Brooklyn con la forza di una spaccata il discoteca.
«Oggi si preferisce ballare in gruppo e il solista è guardato con diffidenza, viviamo in una società di pecoroni fondata sulla reiterazione degli atteggiamenti - aggiunge lo psicologo Pierfrancesco Grassi - Il tempo libero viene trascorso in ristoranti talmente alternativi da non sembrare più neppure dei ristoranti, limportante non è più cosa si mangia ma in che habitat lo si fa. E ciò vale anche per bar, club e ogni genere di ritrovo dove, più che rilassarsi, si tende a sfogarsi».
«La grande differenza tra la mia generazione e quella di mia figlia - spiega Milly Carlucci, reduce dal successo del programma «Ballando con le stelle» - è che in passato non esistevano quelle tribù che ora vivono in funzione dello sballo notturno: unossessione che porta inevitabilmente a eccessi». Eccessi che negli ultimi anni si sono trasformati in unespressione tristemente nota: «Stragi del sabato sera», una media di 560 vittime allanno per in incidenti stradali tra i 15 e i 25 anni. Droga, alcol, velocità il mix mortale.
Altri dati significativi: negli ultimi tre anni il giro daffari nel settore dei locali notturni è diminuito del 4 per cento, le presenze hanno fatto registrare una flessione ancora più consistente (15 per cento); in compenso, per i ragazzi, il costo di una serata è salito del 20 per cento e anche per questo sono aumentati i «surfisti del tutto gratis», come li chiama il sociologo Stefano Laffi, autore del saggio «Leducazione diffusa»: «I teenager del benessere devono fare i conti con una crisi economica che per la prima volta tocca anche i loro consumi.
Tony Manero scuote il capo e non capisce.
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