Il 2 e 3 settembre Carlo Verdone sarà alla Mostra di Venezia per la retrospettiva del cinema comico italiano. Presenterà Lo scapolo di Antonio Pietrangeli e lepisodio di Un giorno in pretura di Steno: protagonista sempre Alberto Sordi. Di suo Verdone introdurrà Compagni di scuola, «il film che mi è riuscito meglio e lunico - mi dice - in cui il secondo giorno di lavorazione piansi, in bagno, pregando lo spirito di Sergio Leone di aiutarmi».
Perché? «Avevo chiesto - prosegue Verdone - a Mario Cecchi Gori di girare le scene in sequenza. Limponevano la struttura teatrale del film e i tanti attori. Invece dovetti cominciare da pagina 52 del copione. Da quando lavevo portato a Cecchi Gori, lui laveva buttato sul tavolo, decidendo, dal tonfo, che era troppo lungo. Urlò: «198 pagine! Sei pazzo!». Infine lo lesse, poi mi ricevette: «È verboso! 18 attori! Non fa ridere! Tu ci sei poco! È un film tragico! Che cazzo hai scritto!?!». Poi mi tirò il copione, colpendomi. Le 198 pagine si dispersero sul pavimento. Cercando di restar calmo, cominciai a raccoglierle. Nel silenzio, capendo daver esagerato, bello grosso comera, lui si chinò per aiutarmi. Ci volle mezzora. E alla fine mi congedò: «Te lo fo fare. Ma avremo schiaffi da tutti».
E le riprese? «Cecchi Gori venne sul set solo per la penultima scena, quella della foto collettiva. Ci guardò mormorando: Quanta gente inutile...». E finito il film? «Non volle nessuno alla proiezione, salvo la moglie e me. Quando saccese la luce, mi savvicinò: È bello! Che stronzo sei, giri meglio di come scrivi!.
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