Fin dal 1968 un simbolo a tiratura limitata

nostro inviato a Londra

Nel mondo della moda e del fashion di solito si applaude, magari accompagnando il tutto con qualche gridolino un po’ svenevole. Ecco, nella serata dell'Old Billingsgate con vista sul Tower Bridge, appena i grandi schermi spengono il «making of» del Pirelli Cal 2010, si applaude, eccome. Ma il gridolino no: quello è sostituito da un punto interrogativo.
In pratica: il calendario più «cool» del mondo è sempre bellissimo, anche questa volta, ma sorpassa un limite oltre il quale è lecito darsi una domanda: se l'erotismo diventa nudo, cosa resta? Pur applaudendo il dubbio assale e forse questa retromarcia del Cal verso un passato più hard è una svolta epocale: come ha scritto qualcuno si è tornati a un calendario per camionisti, seppur per camionisti hi-tech del Duemila. Però, a questo punto: dove sta la differenza tra l'icona di un mondo raffinato e le pagine piene di signorine che giurano - come sempre - di averlo fatto solo per l'arte? Intendiamoci: nessuno scandalo per la bellezza del Cal 2010 e delle sue protagoniste. Ma siccome l'impressione è che l'operazione sia stata appositamente fatta per discutere, allora discutiamone.
In pratica: quanto visto a Londra nella serata dove gli occhi di tutti erano sempre per la divina Sofia Loren, rientra nel mondo poco immaginario di oggi in cui per vendere un'automobile, una cucina, un telefonino, si usa immancabilmente l'immagine erotica. Guardate in tv: persino per convincervi ad acquistare un materasso c'è la bella di turno che accarezza sinuosa l'oggetto del desiderio (di chi vende) facendo intendere che lì sopra ci si potrebbe fare qualche cosa. Ecco: anche il fotografo del Cal Terry Richardson dà l'impressione di voler fare qualcosa in più di un semplice scatto con le undici signorine portate in Brasile, ma in quel caso è tutto un «sogno», un «divertimento», solo un lavoro in cui bisogna tirar fuori il meglio di loro.
E soprattutto tirar via i loro vestiti, stile «Playboy fine anni ’60», come dirà poi Eva Herzigova liquidando poi il tutto (lei protagonista di ben altri Cal) con un «foto bellissime, io però non le avrei mai fatte». Vero. Altra atmosfera allora era quella - per esempio - del 2008, nell’ex concessione francese e nei giardini britannici di Shanghai: lì invece, in Brasile, l'immaginazione lascia spazio solo all'immaginario erotico maschile più spinto e senza troppe allusioni. Perché mettere a lottare due ragazze nude nel fango, oppure prendere una modella e farle leccare la cresta di un gallo (per intenderci, in inglese si dice «cock»), sa molto di B-hardmovie degli anni in cui si usciva dall'edicola con il giornalino nascosto nella Gazzetta.
Ma questo era l'effetto voluto da Richardson, un tipo segaligno e tatuato che si gode la sua fama di artista contornandosi di un piccolo harem. Diciamolo: artista può darsi, di sicuro un grande professionista. Perché visto soprattutto dal lato maschile le sue foto sono quanto di meglio: il tubo da giardino in mezzo ai seni della top model Daisy Lowe che voluttosamente si fa inondare d'acqua, l'ungherese Eniko Mihalik che addenta nuda una banana, Catherine McNeil con pneumatico annesso, Ana Beatrix Barros - la Gisele Bundchen dell'era moderna - che lecca il gallo di cui sopra, la lotta nel fango in una buca trovata in mezzo a una strada sterrata. Tutto perfetto. Però: dov'è la novità? Appunto: non c'è.
O meglio: c'è invece che quest'anno il Pirelli Cal viene vietato in tv nella fascia protetta, ma anche che chi se ne va con l'ambito trofeo sotto braccio sa di avere con sé un piccolo tesoro che i collezionisti di tutto il mondo ambiranno come non mai. Come quel signore che scambia un giornalista per Marco Tronchetti Provera e si esalta: «Complimenti dottore, è bellissimo. Vengo dalla Turchia, mi inviti anche l'anno prossimo». Perché Richardson - dicono nelle presentazione - «gioca con gli stereotipi per annullarli, che fa dell'ironia l'unico velo di cui cingersi»: qualcuno più semplicemente tradurrebbe il tutto in pornografia, ma in realtà alla fine resta solo la sensazione che se all'erotismo, oltre che i vestiti, togli il mistero, non resta poi molto. Resta il nudo, seppur bellissimo.


Così, come sempre, la parola più giusta la dice proprio Sofia Loren, sfogliando quegli scatti un po' hard: «Nessuno scandalo. Il fotografo ha fatto solo bene il suo lavoro: è stato capace di catturare la verità, qualunque essa sia». E la verità è che questo è il mondo d'oggi. Senza più mistero.

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