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La finale all’arbitro col registro dei buoni e dei cattivi

Sarà Horacio Elizondo, quarantaduenne professore di educazione fisica argentino, l’arbitro dalla finalissima di Berlino tra gli azzurri e la Francia. E anche per questa designazione questo mondiale passerà alla storia: è la prima volta che il direttore di gara della partita d’esordio della competizione viene chiamato a fischiare l’atto conclusivo.
Elizondo è arbitro internazionale dal 1996, ma l’inizio della sua carriera è legato ad un altro sport, la pallamano. Infatti, l’argentino, ai tempi del suo tirocinio a Buenos Aires, si trovò a dirigere una partita e uno dei professori gli consigliò di iscriversi ad un corso per arbitri di calcio. Da quel momento, il «poeta di sinistra», come lui stesso ama definirsi, non si è più fermato: dal 1992, ha arbitrato 385 incontri del campionato di serie A del suo Paese.
Il suo mondiale non è stato facile. Il momento più delicato è stato senza dubbio l’espulsione di Wayne Rooney al 61’ dei quarti di finale tra l’Inghilterra e il Portogallo. Le polemiche successive alla decisione di Elizondo hanno fatto il giro del mondo e i toni accesi dell’attaccante inglese rappresentano una delle pagine meno edificanti della kermesse mondiale. Inoltre, i giornali d’oltre Manica hanno cavalcato antiche rivalità politiche mai del tutto sopite, riservando aspre critiche al fischietto argentino.
È un tipo metodico, Elizondo, tant’è vero che ha confessato di tenere un archivio con le caratteristiche di gioco e disciplinari della maggior parte dei giocatori in attività. «Così so se sono lenti o veloci, se simulano, se sono caratterialmente pacati o no – spiega –. È un vantaggio notevole».
E ora la finale. «Un sogno che ho da quando ho iniziato ad arbitrare», confessa quasi commosso.

Il sogno si è realizzato, è compito suo dimostrarsi all’altezza e far sì che non si trasformi in un incubo.

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