«Il signor Ferrando si deve vergognare per quello che ha detto. Lui probabilmente non ha figli e non sa quello che dice. Anzi, se ha il coraggio di ripetere quelle parole lo faccia pure. Lo aspetto qui a casa mia. Voglio che me lo dica in faccia se ha il coraggio». È compostamente arrabbiata la madre del maresciallo dei carabinieri Daniele Ghione, morto nell'attentato di Nassiriya, e concittadino del trotzkista Marco Ferrando le cui dichiarazioni sul diritto degli iracheni alla resistenza armata hanno suscitato violente polemiche anche nel centrosinistra. Ferrando ha insegnato a Finale Ligure, dove è nato ed è molto noto, e tra le sue allieve c'è stata quella che ora è la vedova del maresciallo Ghione. «Tutti si devono ricordare che mio figlio e gli altri carabinieri erano e sono tutt'ora in Irak in missione di pace - dice accorata Ornella Ghione -. Tutti lo hanno riconosciuto. Il signor Ferrando non sa quello che dice».
L'attentato al contingente italiano in Irak, che costò la vita a 19 persone, fu ricordato dal Comune con l'inaugurazione di una tomba monumentale al maresciallo capo dei carabinieri Daniele Ghione, nel cimitero di Finalborgo. Per ricordarlo degnamente, l'amministrazione comunale, in collaborazione con la sezione finalese «maresciallo capo Ghione Daniele» dell'Associazione nazionale carabinieri, aveva organizzato una serie di cerimonie che sono culminate proprio con l'inaugurazione della tomba monumentale e la deposizione di una corona. Il Comune ha dedicato al carabiniere anche i giardini pubblici che si trovano di fronte alla caserma dei Carabinieri in via Brunenghi. Non solo.
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