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"Finalmente sono diventata cantautrice. Ecco i miei nuovi brani sui tacchi a spillo"

L'artista pubblica il disco "Etnea" e si prepara a tornare in tour nei teatri. "Sanremo? C'è tutti gli anni, se non questo magari sarà il prossimo"

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Marcella Bella, è tornata con una canzone che è un manifesto: Tacchi a spillo.

«È una metafora della vita. Sui tacchi a spillo ti aspetti di cadere da un momento all'altro, proprio come nella vita».

Lei li usa sempre.

«Li ho messi in cima all'Etna anche per scattare la foto della copertina dell'album Etnea».

È il suo primo disco dopo sei anni.

«E sono diventata anche cantautrice per la prima volta».

Marcella Bella è quasi regale mentre presenta Etnea da Dolce e Gabbana in pieno centro di Milano. A 71 anni è sorridente come quando cantò Montagne verdi al Festival di Sanremo e iniziò a diventare una delle lady della canzone italiana. Ora ha fatto ciò che poche hanno la voglia o il coraggio di fare dopo decenni di carriera: provare a rinnovarsi senza snaturarsi. Missione riuscita. Anche grazie alla presenza di un produttore arrembante e di autori come Giovanni Caccamo e Lorenzo Vizzini che sono senza dubbio la linfa nuova della canzone d'autore.

Ma come mai non ha fatto come tanti, ossia qualche «feat.» con interpreti giovanissimi?

«Perché voglio essere fedele alla mia carriera. Il «feat.» mi sembra una scorciatoia che hanno già seguito in tanti e io cerco di essere fedele a me stessa cercando di rinnovarmi. Di certo oggi la mia Montagne verdi la cantano anche i bambini. Le nuove canzoni dei rapper non so...».

Ma qualcuno gliel'ha mai proposto?

«La proposta non è arrivata ma neanche l'ho cercata».

A proposito, i rapper o trapper spesso pubblicano testi misogini e violenti.

«Sono ragazzi».

Scusi?

«Preciso che non li capisco e non li condivido, anzi condanno i messaggi violenti che certe canzoni contengono. In adolescenza si vivono momenti difficili ed alcuni artisti esprimono il disagio e le difficoltà della loro età, soprattutto in alcuni ambienti, con un linguaggio violento e poco rispettoso, ma per me resta inteso che la violenza è da condannare sempre. Ripeto: nessun artista, giovane o meno giovane, dovrebbe poter parlare delle donne in questo modo».

In Mi rubi l'anima c'è Loredana Bertè.

«Mi sono chiesta: qualcuno può scrivere un testo contro la violenza sulle donne. Poi ho pensato di cantarla con Loredana Bertè, con la quale siamo amiche da decenni, la conosco prima che iniziasse a cantare».

Lei ha iniziato a scrivere canzoni.

«Prima ci pensava mio fratello Gianni, autore fantastico. Poi si è ammalato. E allora ho iniziato a guardarmi in giro. Ho scritto un testo, poi due, poi tre e tutti mi dicevano che erano belli. Alla fine sono arrivata a sette».

C'è anche una canzone pronta per il prossimo Festival di Sanremo?

«Io sono nata lì con Montagne Verdi, mi piacerebbe andare.

Ma Sanremo c'è ogni anno. Se non ci vado adesso, ci andrò la prossima volta

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