Finanza sostenibile

La finanza sostenibile spinge la transizione energetica italiana

Enel, Terna e non solo: le major impegnate nella transizione energetiche si sostengono con la finanza di ultima generazione

La finanza sostenibile spinge la transizione energetica italiana

Il settore energetico italiano guarda con sempre maggiore attenzione alla transizione energetica e vuole finanziarla sempre di più utilizzando titoli ad hoc. E mira a creare una sinergia tra apparato a partecipazione pubblica e impresa privata, istituzioni e centri di ricerca, mondo della produzione e mondo del lavoro in grado di unire la tutela di interessi economici nazionali, l'apertura al mercato e l'internazionalizzazione.

In quest'ottica tutte le maggiori aziende, nelle loro competenze, cercano il sostegno di un tipo di finanza maggiormente adatto a sviluppare congiuntemente il fronte dello sviluppo e quello della sostenibilità. L'82% degli operatori finanziari consultati in un recente round del Forum per la Finanza Sostenibile investe in energia rinnovabile; il 78% investe in innovazione e digitalizzazione delle imprese; il 74% investe in efficienza energetica e riqualificazione degli edifici. Tre temi profondamente legati tra di loro, dato che la transizione green sarà una partita di digitalizzazione e sviluppo strategico di nuove fonti efficienti. Per il prossimo triennio gli operatori finanziari confermano l'interesse per energie rinnovabili e innovazione e digitalizzazione delle imprese.

Nel 2021 a livello italiano ed europeo il vero e proprio colosso in materia di ibridazione tra questi settori è Enel. L'azienda dell'energia elettrica rivendicava a fine 2021 un valore borsistico di oltre 71 miliardi in Borsa, produceva il 51% dell'energia elettrica da rinnovabili, proponeva l'uscita dal carbone entro il 2027 e mirava a 74 gigawatt di capacità rinnovabile nel 2024. E come scrive Il Sole 24 Ore, in proposito alle mosse del gruppo guidato da Francesco Starace, la finanza sostenibile gioca un ruolo in questo processo: "il 55% del debito del gruppo a livello mondiale è già sostenibile e l'obiettivo è arrivare al 65% nel 2024 e oltre 70% nel 2030. Enel è stata la prima azienda a lanciare i bond legati a target Esg nel 2019", conoscendo una crescente dinamica in termini di richieste, sempre superiori all'offerta. "Il 2021 ha rappresentato un anno intenso per la sua strategia di finanza sostenibile del gruppo, con operazioni strutturate per più di 30 miliardi di euro equivalenti", pari a quasi la metà della capitalizzazione dell'azienda.

Inoltre, l'11% delle aziende indicate nel report sui 200 Leader della sostenibilità 2022 indicavano il loro settore di riferimento nell'energia. Oltre a Enel ci sono tutti i nomi più importanti nel panorama nazionale: Eni, Erg, Terna, Snam, Italgas, NWG Italia Società Benefit, Gruppo Hera. Aziende che stanno ricercando apertamente una maggiore efficienza nelle reti (Terna, Snam, Italgas) o nei mix produttivi (da Eni a Hera). Il nostro Paese, nota Rienergia, "rappresenta oggi una quota significativa del mercato SRI (dall'inglese Sustainable and Responsible Investment): secondo i dati di Assogestioni, riferiti ai fondi aperti, nel 2021 in Italia si sono superati i 430 miliardi di euro masse gestite, contro i circa 18,5 miliardi del 2018". Terna è tra le imprese che hanno seguito Enel studiando i Bond verdi.

L'Italia guida un trend europeo. Nel 2019 con la Climate Bank Roadmap è scesa in campo un'istituzione europea di peso strategico, la Banca Europea per gli Investimenti (Bei), che vuole mobilitare mille miliardi di euro di investimenti in energia rinnovabili ad opera di Stati e privati nel quadro del piano europeo di transizione energetica.

La mossa nazionale si inserisce in una grande svolta comunitaria: essendo la Bei protagonista nello sviluppo di reti di ultima generazione, piani per l'energia rinnovabile e progetti di lungo periodo il cammino promosso dall'Italia si inserisce in un destino oramai inevitabile per il Vecchio Continente.

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