Politica

Finanziaria, che cosa cambia per famiglie e imprese

Tremonti: «Serve consolidare la ripresa in atto e rispettare i diktat europei»

Antonio Signorini

da Roma

«L’intervento su un punto fondamentale, cioè l’inizio di una riduzione del costo del lavoro, è un primo segnale importante». A parlare è il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Una valutazione positiva della manovra in sintonia con il clima che si respira in viale dell’Astronomia. «Considerando la situazione dei conti - commenta una fonte della confederazione - il provvedimento sul costo del lavoro, così come sul Tfr è stata trovata una soluzione positiva». La Finanziaria uscita da palazzo Chigi è stata invece bocciata senz’appello dai sindacati e dalle opposizioni di centrosinistra. «È peggio di quanto mi sarei atteso», ha commentato il segretario della Cisl Savino Pezzotta, convinto che la Finanziaria avrà «ricadute pesanti sulle condizioni di vita dei ceti popolari». La settimana prossima il disegno di legge approda in Senato e il centrosinistra annuncia battaglia: «Faremo tanti emendamenti migliorativi». La Finanziaria «è quello che temevamo, taglia gli enti locali, la sanità e, come rimedio parziale, dà alle famiglie un settimo, un ottavo di quello che si toglie loro con queste restrizioni», ha detto il leader dell’Unione Romano Prodi.
Soddisfazione dentro la maggioranza. Al Consiglio dei ministri di giovedì sono emerse ricette diverse su come utilizzare i fondi per la famiglia. La soluzione è stata affidata a un tavolo composto da quattro esponenti della Casa delle libertà: Claudio Scajola di Forza Italia, Roberto Calderoli della Lega Nord, Gianni Alemanno di An e Ivo Tarolli dell’Udc. Entro venti giorni dovranno formulare le proposte concrete da inserire nel maxi emendamento del governo. Nessun contrasto sulle coperture che la relazione illustrativa del disegno di legge individua nel dettaglio. Il «controllo della dinamica accrescitiva» della spesa porta 12,7 miliardi di euro. Ci sono poi «misure di entrata» per ulteriori 3,2 miliardi. Il contenimento della spesa colpisce più l’amministrazione centrale dello Stato che regioni ed enti locali. Dalla prima, la Finanziaria ottiene 6,2 miliardi di euro, mentre «l’affinamento dell’accordo con le regioni nel comparto sanità» pesa 2,5 miliardi. Il nuovo patto di stabilità interno vale tre miliardi di euro. Un miliardo la stretta sul pubblico impiego.
Gli obiettivi della manovra sono «consolidare la ripresa economica in atto e rispettare la raccomandazione europea». Sul primo - si legge ancora nella relazione - pesa l’aumento del prezzo del petrolio. In ogni caso è confermata la previsione di crescita per il 2005 indicata dal Dpef: l’1,5 per cento.

Per quanto riguarda i tagli, i criteri guida seguiti dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti sono stati «la condivisione» degli obiettivi di bilancio da parte di tutti i comparti dell’amministrazione pubblica e la «selettività» dei risparmi, da concentrare sulle voci di spesa «che nel corso degli ultimi cinque anni hanno registrato tassi di crescita superiori alla media».

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