Roma - Intenzioni di voto, fiducia verso Silvio Berlusconi e gradimento per Romano Prodi. Ma non solo. La rilevazione di Euromedia Research anticipata mercoledì in una conferenza stampa da Paolo Bonaiuti e da un folto gruppo di deputate azzurre va ben oltre i dati forniti dal portavoce del Cavaliere. E a sfogliare tutte le trentuno pagine del sondaggio (effettuato l’8 gennaio con duemila interviste telefoniche) si scopre che il calo di fiducia non è solo nei confronti del governo, ma pure rispetto alla ripresa economica e alla legge finanziaria. Si toccano anche temi d’attualità, dalla pena di morte per Saddam Hussein (un «errore» per il 60,6% del campione) al dialogo tra le forze politiche rilanciato con insistenza dal presidente Napolitano in questi primi giorni dell’anno.
Governo e economia. Ma andiamo con ordine. La fiducia nel governo Prodi resta ai minimi storici: 27,5% contro il 41,5 del 7 luglio, anche se nell’ultimo mese si è registrato un leggero recupero (il 15 dicembre si è toccato il fondo con il 26,5). Tra i ministri, il più gettonato è D’Alema (46%), seguito dalla Melandri (45,5), Di Pietro (43), Amato (35,5) e Bonino (35). Maglia nera, invece, per il titolare del Lavoro Damiano (5,5%), seguito da Bianchi (8) e Nicolais (8,5). E non brillano né Mastella (14) né Bersani (20,5). Il dato che colpisce di più, però, è quello economico. La fiducia nella ripresa, infatti, continua a scendere: nei primi mesi del 2006 ci credevano tra il 38,3 e il 36% degli intervistati, oggi solo il 29,5. E tra gli ottimisti, solo il 19,3 attribuisce il merito al governo Prodi, mentre il 36,5 pensa che dipenda dalla congiuntura internazionale e il 31,6 si dice convinto che sia il risultato dell’azione dell’esecutivo Berlusconi. Anche la Finanziaria - nonostante le pubbliche ammende sulla comunicazione da parte degli sherpa di Palazzo Chigi - continua a non convincere: per il 33% «fermerà la ripresa peggiorando i conti pubblici», per il 24 «non cambierà nulla» e solo per il 28,7 «porterà a una ripresa». Considerando che il 14,3 «non sa o non risponde», solo un italiano su quattro si dichiara soddisfatto dalla manovra. Da segnalare, poi, che tra il 33% dei critici, solo poco più della metà si dice di centrodestra, mentre ben il 36,7% si definisce «indeciso». Stesso ritornello sulle pensioni, con «la riforma previdenziale che intende attuare il governo» che non convince: gli effetti saranno «negativi» per il 31,8%, non cambierà nulla per il 24,9, non ci sarà «nessuna riforma» per l’8,5, mentre solo il 14,5% degli intervistati prevede «effetti positivi».
Dialogo e legge elettorale. Altro capitolo, il confronto tra maggioranza e opposizione per approvare riforme condivise. È favorevole l’85,1%, contrario solo l’8,1. Da rivedere la legge elettorale per il 52,5: soglia che si alza al 56,7 tra gli elettori di centrodestra e al 59,9 tra quelli di centrosinistra (mentre i cosidetti «indecisi» che dicono sì alla riforma elettorale sono solo il 45,4%). Perché va cambiata? «Perché i candidati sono imposti dal partito» per il 32%, mentre secondo il 20 il sistema attuale «non dà stabilità». Più spinoso, invece, il problema dello strumento da utilizzare per modificare la legge elettorale: un’intesa parlamentare tra maggioranza e opposizione per il 39,7%, il referendum per il 37.
I Circoli della libertà. Ultimo capitolo dedicato ai Circoli di Marcello Dell’Utri. Con qualche nota dolente se ne ha sentito parlare solo il 17,3% degli intervistati contro l’82,7.
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