Finanziaria, i dubbi di Bruxelles «Entrate incerte da Tfr e fisco»

Il commissario europeo Joaquin Almunia approva a metà la manovra 2007: «Servono riforme strutturali»

Gian Battista Bozzo

da Roma

La manovra 2007 riporterà il deficit al 2,9% del pil, cioè nei parametri europei, se manterrà tutte le sue promesse senza stravolgimenti in Parlamento. Ma in mancanza di riforme strutturali che incidano sulla spesa, il disavanzo riprenderà a crescere già dal 2008 superando di nuovo il limite del 3%. È una promozione a metà, quella che il commissario agli Affari economici Joaquin Almunia concede ai conti italiani. Per l’anno prossimo, una Finanziaria «concentrata sul lato delle entrate - osserva Almunia - soddisferà, se attuata integralmente, le raccomandazioni europee. Però, la Finanziaria non include le riforme strutturali con effetti a medio termine, e quindi è solo il primo capitolo del libro. Il secondo capitolo - spiega l’eurocommissario - è adottare riforme che portino a effetti positivi sul lato della spesa». Si tratterebbe insomma di quella fase due che Romano Prodi, dopo il vertice di maggioranza a villa Pamphili, aveva detto di non conoscere.
In effetti, neppure la fase uno è priva di rischi. Dopo aver ricordato che quest’anno l’Italia è l’unico Paese in deficit a peggiorare la propria posizione (a causa della scelta di caricare sul bilancio 2006 gli effetti della sentenza della Corte Ue sull’Iva delle auto aziendali), la Commissione di Bruxelles osserva che anche nella Finanziaria 2007 ci sono poste di bilancio a rischio, come «i possibili sforamenti nella spesa della sanità e degli enti locali». Il documento critica inoltre il trasferimento del Tfr inoptato all’Inps, «una misura che non migliora la sostenibilità di bilancio», visto che le entrate aggiuntive appaiono «molto incerte». Né mancano perplessità e incertezze sui risultati della lotta all’evasione fiscale. La finanziaria va dunque applicata «con rigore», per raggiungere i risultati previsti. L’Europa, commenta Giulio Tremonti, «fa notare due cose: non ci sono riforme serie, perché questo governo è troppo debole per farle; ci sono troppe tasse, e questo indebolirà l’economia italiana».
Ma è soprattutto sulla fase due che si concentra Almunia. «Con la Finanziaria - dice, nella conferenza stampa per la presentazione delle stime economiche autunnali - tutto è stato concentrato sulle entrate, dunque sul breve termine. Mancano le riforme strutturali sulla spesa che hanno effetto nel medio periodo: ecco perché serve una seconda fase». Quanto alla crescita dell’economia italiana, le stime della Commissione confermano il rallentamento fra l’1,7% di quest’anno e l’1,4% previsto per il 2007 ed il 2008. Mentre il mercato del lavoro dovrebbe continuare a migliorare (sempre che le norme non cambino, ndr), con un tasso di disoccupazione al 7% nel 2007. Si tratta di stime leggermente migliori di quelle del governo (1,6% quest’anno e 1,3% nel 2007 la previsione degli ultimi documenti ufficiali), e peggiori di quelle della Banca d’Italia. Ieri a Roma, il direttore generale Fabrizio Saccomanni ha parlato infatti di una crescita vicina, quest’anno, al 2% «soprattutto in ragione della ripresa delle esportazioni e degli investimenti fissi lordi».
Cifre e giudizi della Commissione sull’Italia sono stati discussi, in maniera informale, da Almunia e Tommaso Padoa-Schioppa nel corso della cena dell’Eurogruppo, ieri sera a Bruxelles. Il ministro dell’Economia cerca di rassicurare la Commissione dai dubbi sulla tenuta della Finanziaria: «Sono fiducioso che la manovra non cambierà, mantenendo le sue linee fondamentali», dice al suo arrivo nella capitale belga, ed aggiunge che «le previsioni dell’Unione europea dimostrano che l’economia italiana è in salute, e che è perfettamente in grado di sostenere questa manovra finanziaria».
Almunia, però, non ha potuto evitare i commenti in chiaroscuro sui conti italiani nella sua conferenza stampa, perché in realtà il nostro è fra i pochi Paesi che quest’anno è ancora sopra il limite del 3% nel rapporto deficit-pil. Sono rimasti in cinque soltanto i soci del Club Europa non in regola: Italia (deficit 2006 al 4,7%), Portogallo (4,6%), e fuori dall’euro l’Ungheria (10,1%), la Slovacchia (3,4%) e la Repubblica Ceca (3,5%).

Francia e Germania, i due grandi malati, si sono ripresi: la «temperatura» è tornata sotto il 3%, e per Parigi la guarigione è completa. Almunia chiederà infatti il ritiro della procedure per deficit eccessivo. Per Berlino, invece, resta un minimo di cautela: prima di sciogliere la prognosi, bisognerà aspettare i dati ufficiali di fine anno.

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